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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Inquinamento alle stelle a Perugia, Terni e in tutta l'Umbria: "Basta con queste auto"

Un’emergenza smog lanciata da Mal’aria, il dossier di Legambiente sull'inquinamento atmosferico e acustico nei centri urbani, dal quale emerge un quadro preoccupante della qualità dell'aria nelle città italiane

Perugia in posizione numero 47, con 36 giorni consecutivi di sforamento. Terni, invece, in posizione numero 22, con 69 giorni oltre i limiti. In altre parole: l’Umbria è nella black list di Legambiente per le città più in inquinate d’Italia. Un’emergenza smog lanciata da Mal’aria, il dossier di Legambiente sull'inquinamento atmosferico e acustico nei centri urbani, dal quale emerge un quadro preoccupante della qualità dell'aria nelle città italiane. Delle 90 città monitorate da Legambiente, nel 2015 ben 48 (il 53%), hanno superato il limite dei 35 giorni di sforamento consentiti di Pm10.

Anche in Umbria, insomma, un anno da “codice rosso”, “segnato  - spiega Legambiente - da un’emergenza smog sempre più cronica, non solo Perugia e Terni, i due capoluoghi di Provincia sotto la lente del dossier Mal'aria 2016 di Legambiente che prende in analisi solo i capoluoghi di provincia che hanno superato il limite di sforamento consentiti di Pm10 con 69 sforamenti di Terni Le Grazie e i 36 di Perugia Ponte San Giovanni, ma anche 37 di Foligno Porta Romana, 62 di Terni Borgo Rivo, 52 di Terni Carrara e i 38 di Narni Scalo”. Una situazione cronica e conosciuta da anni, confermata dal confronto dei dati degli ultimi anni e da quelli di questo primo mese del 2016. Infatti “Perugia Ponte San Giovanni al 29 gennaio 2016 è già arrivata a 10 superamenti del limite, così come Foligno Porta Romana e Narni Scalo, Terni Borgo Rivo a 13, Terni Carrara a 11 e Terni le Grazie a 15”.

Morale: non respiriamo aria, ma Pm10. Ora qualche dettaglio in più. Ancora Legambiente: “I contributi principali a livello nazionale all’inquinamento dell’aria derivano, per i macroinquinanti, dai trasporti stradali (che contribuiscono al 49% delle emissioni di ossidi di azoto, al 12% del Pm10, al 22% del monossido di carbonio e al 44% del benzene), dal riscaldamento domestico (che contribuisce da solo al 59% del Pm10 primario e del monossido di carbonio, all’11% degli ossidi di azoto) e dal settore industriale ed energetico (75% degli ossidi di zolfo, 17% degli ossidi di azoto e 11% del Pm10). Numeri che si trasformano in rilevanti impatti sulla salute: ogni anno l’inquinamento dell’aria causa oltre 400.000 morti premature nei paesi dell’Unione Europea. Fra questi, l’Italia ha uno dei peggiori bilanci in Europa: la Penisola detiene il record di morti per smog con 59.500 decessi prematuri per il Pm2,5 – 3.300 per l’Ozono e 21.600 per gli NOx nel solo 2012 (Dati Agenzia Europea dell’ambiente). Danni alla salute che si traducono in costi economici dovuti alle cure sanitarie, che nella Penisola si stimano tra i 47 e 142 miliardi l’anno (dati riferiti al 2010). Ci sono poi i danni economici legati al mancato rispetto delle norme italiane ed europee sulla qualità dell’aria. Sono due le procedure d’infrazione contro il Belpaese, entrambe nella fase di messa in mora. La prima, la 2014_2047, avviata nel luglio 2014 riguarda la “cattiva applicazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e il superamento dei valori limite di PM10 in Italia”; mentre la seconda, la 2015_2043, avviata nel maggio 2015 riguarda “l’applicazione della direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell'aria ambiente ed in particolare obbligo di rispettare i livelli di biossido di azoto (NO2)””.

A questo punto, siamo alle proposte di Legambiente: "I dati dimostrano che le timide misure adottate dai comuni umbri non sono efficaci - commenta Maurizio Zara Vicepresidente di Legambiente Umbria - E' indispensabile un cambio di di passo nelle politiche della mobilità sostenibile, potenziando il trasporto sul ferro, l’uso dei mezzi pubblici e la mobilità nuova, e rendere così le auto l’ultima delle soluzioni possibili per gli spostamenti dei cittadini. Oggi in Umbria si continua ad avere il record per numero di auto per abitante, 70 ogni 100 contro una media nazionale già alta di 65 e europea di 48 circa, con un tasso di motorizzazione addirittura in crescita negli ultimi anni. Il trasporto privato continua ad essere in Umbria la modalità più diffusa per muoversi verso le città e al loro interno. Solo invertendo questa tendenza e garantendo un trasporto pubblico efficace e competitivo si possono restituire ai cittadini una migliore qualità dell’aria e della vita".

Tra le altre proposte che Legambiente Umbria rilancia a Regioni e amministrazioni locali, per liberare le città dallo smog e renderle più vivibili, ci sono “quella di incrementare il trasporto su ferro con i treni per i pendolari; incentivare la mobilità sostenibile attraverso, strade per la ciclabilità urbana, realizzando un primo pacchetto di nuove corsie ciclabili all’interno dell’area urbana. Limitare la circolazione in ambito urbano dei veicoli più inquinanti (auto e camion) sul modello di Parigi. Ed ancora prevedere, con una disposizione nazionale, l’estensione del modello dell’Area C milanese a tutte le grandi città con una differente politica tariffaria sulla sosta, i cui ricavi siano interamente vincolati all’efficientamento del trasporto pubblico locale. Fermare i sussidi all’autotrasporto per migliorare il TPL. (Nella legge di stabilità 2016 i sussidi all'autotrasporto sono 3miliardi di esonero dall'accisa e 250milioni di sconti su pedaggi autostradali). Vietare l’uso di combustibili fossili, con esclusione del metano, nel riscaldamento degli edifici a partire dalla prossima stagione di riscaldamento. Ridurre l’inquinamento industriale applicando autorizzazioni integrate ambientali (AIA) stringenti e rendere il sistema del controllo pubblico più efficace con l’approvazione della legge sul sistema delle Agenzie regionali protezione ambiente ferma al Senato da oltre un anno. Infine servono nuovi controlli sulle emissioni reali delle auto”.

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