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Cronaca Centro Storico

'Ndrangheta e affari a Perugia: sigilli al Pub Merlin e al Copione, clan con picchiatori per far pagare il pizzo

Il clan mafioso che operava a Perugia aveva interessi anche in centro storico: sequestrati due locali molto conosciuti in città. Dall'indagine emerge come i clan utilizzassero anche stranieri per il lavoro sporco

Oltre che a Ponte san Giovanni e in altre regioni (Calabria, Lazio e Marche le principali) i Ros hanno messo i sigilli su immobili anche nel centro storico del capoluogo che sarebbero stati nella disponibilità della cosca umbra legata alle famiglie della 'ndrangheta della zona di Cirò e Cirò Marina. Nel mirino sono finiti due locali molti conosciuti: il Pub Merlin - ritrovato di studenti universitari - e la copisteria "Il Copione" più volte chiusa per il mercato delle fotocopie a nero (libri di testo). Mentre a Ponte San Giovanni sigilli a diverse aziende edili, rifornitori per l'edilizia e attività commerciali di media grandezza. 

Il sodalizio criminale era dedito anche alle truffe nei confronti di fornitori di materiali edili, poi rivenduti a ricettatori calabresi titolari di imprese che li reimpiegavano nelle costruzioni di edifici e fabbricati in Umbria, Toscana e Calabria. I mafiosi erano soliti utilizzare anche dei fiancheggiatori albanesi per fare il lavoro sporco: sia per lo spaccio su piazza di cocaina che quelle per le minacce ad imprenditori che non pagavano il pizzo o che non riuscivano a restituire i denari con pesantissimi tassi d'usura.

I NUMERI DELL'INCHIESTA - La cosca aveva messo le mani su 39 imprese, 106 immobili, 129 veicoli, 28 contratti assicurativi, oltre 300 rapporti bancari e di credito. In totale sono 61 le persone indagate, 46 persone in carcere, 8 arresti domiciliari, 7 sottoposti all’obbligo di dimora.

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