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Cronaca

In carcere da innocente: "Quella rapina non l'ho fatta io, ero già in cella a Capanne"

Negli atti dell'amministrazione carceraria la verità: il giorno della rapina era detenuto per altra causa. Pena sospesa e processo da rifare

Condannato a tre anni di carcere per rapina, ma non può essere stato lui perché era a Capanne per altri reati.

Un cittadino straniero, difeso dall’avvocato Barbara Romoli, è comparso stamani davanti al collegio giudicante del Tribunale di Perugia per un’udienza che risponde alla funzione di “incidente di esecuzione”, cioè per valutare l’esecutività della pena già inflitta. L’imputato aveva presentato, infatti, la richiesta di poter calcolare il cumulo delle varie pene inflitte, usufruendo della continuità del reato, in modo da avere uno sconto sulla pena stessa.

Valutando questa possibilità, però, è emerso che la rapina che aveva commesso nel febbraio del 2014, per strada, non poteva essergli imputata. In quanto a quella data si trovava già in carcere per scontare un’altra condanna a tre anni.

Nel corso del processo si era sempre dichiarato innocente, almeno per quanto riguarda quella imputazione, ma questa sua dichiarazione si era scontrata con il riconoscimento della vittima, effettuato tramite fotografia in Questura e confermato (con poco sicurezza) in aula.

Negli atti dell’amministrazione carceraria, però, c’era la verità: era detenuto a Capanne. Stamattina, quindi, i giudici hanno deciso per la sospensione della pena in continuazione e per la richiesta di revisione alla Corte d’appello di Perugia della sentenza di condanna, sulla base delle nuovo prove.

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