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Cronaca

Ritrovata morta a Perugia alla pensilina dell'autobus: l'ex marito prima assolto, ora indagato di nuovo per altre accuse

Svetlana Kouchnikova fu ritrovata senza vita sette anni fa alla fermata del bus in via Cortonese. Archiviata l'accusa d'omicidio, l'ex marito è accusato di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale

Stava malissimo Svetlana Kouchnikova, ritrovata morta alla pensilina del bus in via Cortonese il 14 giugno 2010. Febbre, grave broncopolmonite, difficoltà respiratorie, senza che nessuno le avesse dato una mano. Senza che l’affittacamere, da cui Svetlana era ospite e che oggi rischia un processo, avesse i chiamato soccorsi. Lei non era in grado di provvedere a sè stessa. 

Per la procura, sarebbe stato proprio lui a caricarla in auto, tenendole la mano premuta sulla bocca, e a trasportarla fino alla fermata lasciandola appoggiata a una panchina sotto la pensilina della fermata, in attesa di un bus che per lei, non sarebbe mai arrivato. Perché proprio lì verrà ritrovata ormai cadavere. E se in un primo momento venne arrestato l’ex marito della donna con l’accusa di omicidio, poi archiviata nel 2016 anche alla luce di una perizia che ne ha decretato la morte per polmonite, sotto i riflettori della procura rimane ancora una posizione “scomoda” e tutta da chiarire.

Perché, anche se non è stato l’ex marito ad ucciderla, per le carte dell'accusa l'avrebbe maltrattata anche quando ormai erano separati, obbligandola a subire rapporti sessuali non consenzienti "talvolta anche con l'uso della forza e in un'occasione arrivando a causarle la frattura scomposta dell'arco superiore della costa sinistra". Le avrebbe nascosto il cibo, vietandole di fare la spesa, o di comprare qualsiasi tipologia di bene da sola e senza il consenso, "facendola vivere in uno stato di indigenza, rifiutando di darle le medicine e di prestarle soccorso in caso di necessità".

L'altro imputato su cui pende una richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura, è l'uomo che ospitava Svetlana, "l'affittacamere", colui che le avrebbe negato qualsiasi forma di assistenza o di aiuto quando stava male nonostante le due abitazioni fossero poste l'una di fronte all'altra nello stesso pianerottolo, alle quali si accedeva da un unico portone che era comune ad entrambe. E' scritto sulla richiesta di rinvio a giudizio. Per la procura è ancora lui che le avrebbe sottratto il telefono cellulare "impedendole di chiedere aiuto".

Oggi, l'udienza dinanzi al gip Amodeo è stata rinviata al prossimo 11 gennaio per un vizio di notifica. Il nipote della donna si costituirà parte civile con l'avvocato Nicodemo Gentile, l'ex marito di Svletana è difeso dagli avvocati Lino Ciaccio e David Furia. Il legale Giuseppe Innamorati difende invece l'affittacamere. 

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