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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Cronaca

Gli abitanti di via Torelli e di Annibale Vecchi si chiedono se quei contrafforti di sostegno siano sicuri

Ma siamo sicuri che quei contrafforti reggeranno? Questo si chiedono gli abitanti di via Torelli e, in generale, della zona a valle di via Annibale Vecchi.

Questa collina, un tempo punteggiata da olivi e alberi da frutto, fu urbanizzata tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta. Quei poderi a rendita modesta erano connotati da muretti a secco, strisce trasversali, scarpate. Furono scavati e divennero sede di ardite fondazioni di palazzoni, alti fino a otto piani. C’era fame di abitazioni, specie di taglio popolare.

Questo erqa lo stato dell’arte. Sopra via Annibale Vecchi, in zona via degli Olivi, le villette dei “signori”. La parte sottostante fu invece individuata come sede di condomini popolari imponenti. In precedenza, solo via Calindri era stata segnata da casette popolari a due-tre piani, realizzate dal declinante Regime, poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia. Poi il nulla.

A sostegno di queste migliaia di tonnellate di ferro e calcestruzzo, furono realizzati dei contrafforti poderosi, in una zona peraltro ricca di acque: si pensi alle sottostanti Terme di San Galigano, alla vicina via delle Sorgenti, alle poco lontane Fonti dei Tintori, a valle della Porta Balnearia.

Ora, dai palazzi di via San Galigano, dalle cui finestre si possono osservare quei contrafforti, si fa notare che quelle strutture di sostegno sono ammalorate: spaccature e ferri scoperti rugginosi ne denunciano il non eccellente stato di salute. Si consideri che, dal lato opposto della strada, insiste un edificio imponente – concepito e progettato dall’architetto Bruno Signorini – con una massa e un peso considerevole.

Ho personalmente invitato il geometra Carlo Giannotti – presidente dell’Associazione Nova Elce ed esperto del ramo – ad effettuare un sopralluogo. Lo stesso riferisce: “Ancora non c'è pericolo. Però è ora di programmare interventi di consolidamento del cemento armato ammalorato”. Chi sa giudichi, chi può intervenga.

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