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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Presunzione d'innocenza e diritto all'informazione, il procuratore Sottani: "Comunicare l'attività giudiziaria rappresenta uno snodo della democrazia"

Incontro in Corte d'appello tra magistrati, giornalisti e forze dell'ordine: "Allo stato attuale non sembrano assolutamente consentite interviste, né audio, né visive, né cartacee, su indagini in corso"

La nuova normative sulla presunzione di innocenza influisce sul diritto all’informazione. L’attuazione della normativa secondo il procuratore generale Sergio Sottani pone tre questioni: “la riconducibilità al Procuratore della Repubblica della responsabilità della diffusione di notizie attinenti a procedimenti penali con l’obbligo di individuazione dell’interesse pubblico che ne giustifica la comunicazione; la tracciabilità delle forme di comunicazione e la loro trasparenza; la tipizzazione delle forme di diffusione delle notizie nel comunicato stampa e nella conferenza stampa”.

Per affrontare la questione si è svolta una riunione nell’Aula Goretti della Corte di appello di Perugia tra il procuratore generale, i procuratori del distretto, i comandanti regionali della Guardia di finanza e dei carabinieri, i questori provinciali e il presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria.

Nel corso dell’incontro è emersa la “natura essenziale e fondamentale per una società democratica del diritto della collettività ad essere informata sui fatti, penalmente rilevanti, della vita sociale si ritiene opportuno valutare tre profili: la necessità che per i fatti di particolare allarme sociale, l’informazione sia tempestiva ed altresì completa, oltre che corretta; una particolare cura e precisione della redazione dei comunicati stampa oltre che nella celebrazione della conferenza, al fine di garantire e contemperare il diritto alla presunzione di innocenza, il segreto investigativo ed il diritto all’informazione; il diritto di conoscenza del contenuto degli atti, se e in quanto ostensibili dopo l’avvenuta rituale comunicazione alle parti interessate, al fine di evitare che del contenuto di quegli atti, già in possesso della parte privata o del suo difensore, non ne venga fornita , anche in buona fede, una versione difforme dal reale contenuto”.

Un incontro che è solo l’inizio di un dialogo nella certezza che “la questione della comunicazione dell’attività giudiziaria non sia un problema di categoria professionale ma rappresenti uno snodo della democrazia, così come riconosciuto sia dal CSM, con le delibere in argomento, sia dal procuratore generale presso la Corte di Cassazione”.

Emerge, però, il “carattere estremamente rigoroso del dettato normativo, che appare inibire ogni confronto tra i professionisti dell’informazione e l’autorità di polizia giudiziaria, se non nelle forme canoniche e tipizzate, previa autorizzazione del Procuratore della Repubblica. Proprio questa rigidità rischia di favorire, nella pratica, forme di elusione, così come segnalato dal procuratore generale in sede di inaugurazione dell’anno giudiziario”.

Allo stato attuale “non sembrano assolutamente consentite interviste, né audio, né visive, né cartacee, su indagini in corso”, ma neanche “un ruolo servente dell’informazione, quale mero veicolo della ‘velina’ giudiziaria, in quanto compete sempre al professionista dell’informazione la scelta sulla pubblicazione o meno della notizia e sulle sue modalità di confezionamento”.

Nel corso della riunione è emerso anche di fronte a una comunicazione social sempre più veloce vi sia la “necessità di un’informazione, per quei fatti di possibile rilievo penale” in maniera tempestiva: “È evidente peraltro che agli organi di informazione non interessa soltanto sapere se è stato trovato un morto,ma soprattutto se si sia in presenza, pur con tutte le riserve e nell’attesa di eventuali sviluppi del caso, di una morte accidentale, di un suicido o di un omicidio. Così come in tutti i fatti, sia di rilevante allarme sociale, quale ad es. la rapina, od in quelli di criminalità diffusa, l’interesse dell’informazione non si limita al solo fatto ma ai possibili sviluppi investigativi. Di qui la necessità che questa informazione avvenga sempre sotto il diretto controllo del Procuratore della Repubblica”.

Direttive che, però, divergono da procuratore a procuratore e “così come d’altronde emerso anche nell’odierno incontro, per cui appare opportuno arrivare ad un’armonica composizione, anche alla luce di eventuali direttive ed interpretazioni a livello nazionale”.

Impellente, per il procuratore Sottani, “come la nuova normativa imponga la presenza in ambito giudiziario di nuove competenze e nuove figure professionali. A tal fine, così come rappresentato sia dai procuratori del distretto che dal presidente della locale Federazione della stampa, appare opportuno instaurare forme di collaborazione, a livello distrettuale presso la Procura Generale di Perugia, dove già allo stato vengono canalizzati tutti i comunicati stampa del distretto, per realizzare di un’attività di formazione e di individuazione delle migliori modalità di redazione dei comunicati stampa e delle celebrazioni delle conferenze stampe, che tenga conto sia del precetto normativo che delle esigenze di informazione”.

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