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Cronaca

Dossier psicologi umbri sulla didattica a distanza: lati positivi, negativi, il ruolo degli insegnanti e le lezioni in presenza sono insostituibile

La Dad ha avuto un grande merito che non gli viene riconosciuto ancora: è una forma di resistenza al virus ed ha evitato il completo isolamento sociale e formativo dei nostri giovani. Ma deve essere ripensata e non funziona sul lungo periodo

Per alcuni è diventata una crociata, per altri, magari più laici, è la battaglia massima per la democrazia; sta di fatto comunque che il ritorno a scuola è percepito da tutti una esigenza fondamentale per riportare alla normalità le famiglie e ridare una istruzione più completa e con tanto di ritrovata socialità ai ragazzi e alla ragazze che da un anno vivono una vita a metà. Ma spesso ci si dimentica di dire una cosa fondamentale, nonostante le grandi difficoltà arcinote: la scuola italiana, anche se non in presenza non si è fermata mai, con  la Didattica a distanza ha continuato a unire, ad insegnare e far crescere giovani e anche insegnanti. 

Qualche genitore a questo punto salterà sulla sedia indignato per parole lusinghiere sulla tanto odiata Dad. Ma al netto dei problemi e delle battaglie legittime sul libero pensiero, in questo momento difficile è necessario affidarsi a chi studia questi fenomeni e a chi è in prima linea da marzo 2020: gli psicologici di casa nostra. Anzi sarebbe meglio dire: bisogna analizzare il dossier redatto dal Gruppo di Psicologia Scolastica dell’Ordine degli Psicologi dell’Umbria che, senza pregiudizi e idelogie, ha tratteggiato un quadro sulla  Didattica a Distanza tra luci (perchè ce ne sono) e ombre (altrettante presenti e inquietanti). Partiamo dai pregi della didattica a distanza che senza sarebbe stato un disastro dopo i contagi e lockdown regionali e nazionali vecchi e nuovi, dopo la scoperta delle varianti inglese e brasiliana. 

GLI ASPETTI POSITIVI DELLA DAD 

Scrivono gli psicologi: "A scuole chiuse, con le condizioni di isolamento in cui hanno vissuto e vivono tuttora bambine e bambini / ragazze e ragazzi, un’altra forma di scuola si è resa necessaria e possibile per mantenere il contatto; ciò ha permesso di dare continuità all’esperienza di scuola come luogo – pur se virtuale – di incontro, partecipazione, attenzione e ascolto. Si è cercato così di mantenere vivo il sentimento di appartenenza alla comunità scolastica e di sottolineare l’importanza dello stare insieme, condividere e sentirsi parte. In questo modo, tanto gli adulti, quanto i più giovani, hanno sperimentato il valore dell’interdipendenza". Non era neanche scontato mettere in moto il meccanismo della didattica a distanza dato che i mezzi erano pochi, le sperimentazioni erano scarse, il tempo era poco a disposizione e un 20 per cento delle famiglie non aveva internet e mezzi tecnologici adeguati. 

Secondo aspetto positivo: l'emergenza ha permesso, con fondi regionali e statali oltre che grazie alla solidarietà, di diffondere tablet e pc portatili ad una fascia della popolazione e a giovani che, seppur in piena era digitale, erano sprovvisti. Si è stati costretti a ridurre le diseguaglianze anche attraverso dei bonus per acquistare regolarmente Giga. Nel dossier degli psicologi umbri la Dad non è stata un punto di debolezza ma di resistenza eccezionale ed ha permesso di attenuare l'isolamento degli studenti: "Laddove le aule fisiche hanno dovuto chiudere le porte per evitare il contagio, le aule virtuali si sono moltiplicate, permettendo una qualche forma di vicinanza. Un punto di debolezza si è trasformato in punto di forza, infatti la scuola ha compiuto un enorme passo in avanti per quanto concerne le competenze digitali".

IL MERITO DI MAESTRI E PROFESSORI

Il mito dei professori in vacanza ai tempi del Covid va sfatato clamorosamente: si sono dovuti reinventare, dialogare e spendere tempo ulteriore per la formazione. Altro che giornate di riposo rispetto ad altre categorie di lavoratori. Se la Dad, non è il mostro che alcuni sostengono, è merito soprattutto loro secondo il dossier che stiamo analizzando: "Gli insegnanti, in tutto questo periodo, si sono messi in discussione come non mai: hanno appreso, in breve tempo, abilità e capacità che hanno prodotto innovazioni metodologiche nel proprio modo di lavorare; hanno sperimentato dinamiche di gruppo differenti, e in molti casi si sono rafforzati i legami tra colleghi, nella necessità di cooperare e condividere nuove prassi. Infine, si sono create situazioni del tutto inedite sia tra alunni e insegnanti, che tra gli alunni stessi, generando nuove forme di dialogo".

A tal proposito, la professoressa Daniela Lucangeli sostiene che la DAD andrebbe ribattezzata come “didattica della vicinanza”; e dunque essa, quando funziona, incarna il principio contenuto nelle parole di don Lorenzo Milani “I Care ... io ci sono, qualunque sia la condizione” . In molte situazioni è stata, e continua a esserlo anche oggi, quella presenza che non disperde né le routine fondamentali per la crescita né le relazioni, andando a sorreggere identità in costruzione.

LIMITI PESANTI DELLA DAD 

Come detto sia il dossier che questa analisi di Pt non vogliono essere un elogio della Dad ma solo una analisi sul campo e scevra da pregiudizi. I limiti della didattica a distanza sono tanti: il primo, non può essere eterna e non può sostituire le lezioni in presenza. E da qui si spera il ritorno in classe quanto prima ma in sicurezza per tutti. 

"La DAD - si legge nel dossier -  non può essere ripetizione della didattica in presenza e riproduzione della lezione in classe: né come scansione oraria – che deve essere opportunamente rimodulata con il decrescere dell’età di allieve e allievi, né come organizzazione delle materie – che devono essere ripensate secondo un’ottica autenticamente interdisciplinare (...). L’esperienza ci dice, inoltre, che il rapporto via web funziona per un determinato arco temporale e non può sostituire il lavoro personalizzato generalmente svolto in classe. E la nostra scuola – non dimentichiamolo - è considerata tra le più inclusive e attente ai bisogni di personalizzazione di studentesse e studenti all’interno del panorama delle scuole europee". 

Per quanto il gap è stato in parte ridotto, la Dad è ancora poco democratica e penalizza lo studente con famiglie con meno risorse economiche a disposizione:"non ci nascondiamo, infatti, che una delle ombre della DAD risiede nel suo essere non sempre democratica e che essa contribuisce all’allargamento delle differenze sociali, penalizzando chi ha minori possibilità di supporto pratico". In netta contrapposizione con i valori della scuola pubblica. 

La Dad, finita l'emergenza, deve essere ripensata e utilizzata per altre forme di didattica, magari interdisciplinari: In concreto, ciò significa: "immaginare una didattica in grado di sostenere la motivazione di allievi e allieve; trasformare l’interazione online in risorsa per il gruppo classe; coltivare e valorizzare la preziosa relazione tra alunni, alunne e insegnanti; creare opportunità comunicative alternative che offrano tempi più distesi sia alla narrazione delle/dei docenti, che alla restituzione di alunne e alunni". Un dossier che fa riflettere e che dimostra che per la Dad ha assolto un compito nell'emergenza ed ha avvicinato invece che allontanato. Ma deve ritornare ad essere l'eccezione e non la regola, 

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