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Cronaca

Scandalo Gesenu, traffico illecito di rifiuti, truffa e inquinamento: chiuse le indagini, tutti gli indagati

Truffa, inquinamento ambientale, falso in registri e in atto pubblico, frode in pubbliche forniture, reati di traffico  e gestione illecita di rifiuti nell’ambito della maxi inchiesta denominata “Spazzatura d’oro connection”

Chiuse le indagini per ventidue persone indagate a vario titolo, per truffa, inquinamento ambientale, falso in registri e in atto pubblico, frode in pubbliche forniture, reati di traffico  e gestione illecita di rifiuti nell’ambito della maxi inchiesta denominata “Spazzatura d’oro connection” e che ha portato nel dicembre scorso all’arresto dell’ex vertice Gesenu, Giuseppe Sassaroli.

Secondo le indagini portate avanti dal sostituto procuratore Valentina Manuali, l’apicale Sassaroli, ex direttore tecnico di Gesenu, amministratore delegato fino al 2014 e consigliere fino al 2016 della Tsa Spa e amministratore unico fino al 2014 della Gest srl, si sarebbe occupato in prima persona e mediante ordini a “sottoposti” dell’organizzazione del traffico di rifiuti illecito all’interno delle discariche di Pietramelina e Borgogiglione, e all’interno dell’impianto di Ponte Rio. Un traffico, secondo quanto ipotizzato dalla procura, volto “ad ottenere ingiusti profitti dei comuni partecipanti all’Ati 2 della provincia di Perugia. Sarebbe stato sempre lui a tenere personalmente i contatti con gli associati e con i rappresentanti degli enti locali “per mantenere la posizione di favore del gruppo Gesenu”.

Con la complicità di Giuliano Cecili e Roberto Damiano, che coordinava gli impianti di Pietramelina e Ponte Rio, sarebbe stato utilizzato l’impianto di selezione rifiuti di Ponte Rio (gestito da Gesenu) per trattare ingenti quantitativi di rifiuti speciali, spesso attribuendo ai rifiuti la falsa codifica per poterli farli rientrare tra le tipologie di rifiuti autorizzati al trattamento.

Tonnellate di rifiuti urbani da raccolta indifferenziata, sarebbero quindi stati gestiti illecitamente  e questo per poter risparmiare i costi derivanti dallo smaltimento illecito, derivanti dall’omesso corretto trattamento di selezione del rifiuto.

Una complicità messa in campo da vari soggetti, come ad esempio Silvio Marano, addetto all’impianto di trattamento del percolato di Pietramelina. Lì sarebbero stati smaltiti, a seguito di una autorizzazione rilasciata nel 2008, il doppio dei rifiuti (105mila tonnellate) a fronte di una effettiva capacità di 44mila annue. “Al solo fine di introitare maggiori proventi” per il trattamento simulato, 380mila rifiuti in 5 anni sarebbero stati ritirati dall’impianto di compostaggio, e solo “fittiziamente” sottoposti a recupero  e il realtà smaltiti – come scrive il pm – in discarica simulando trattamenti di biostabilizzazione e compostaggio – non effettuati. Il percolato prodotto poi, sarebbe stato smaltito illecitamente causando danno ambientale. Anche i rifiuti provenienti da Campania e Lazio, che avrebbero gestito al fine di maggiori introiti economici, sarebbero stati in eccesso rispetto alla reale potenzialità dell’impianto.

Dalle indagini emerge che 49mila tonnellate di concentrato di percolato, dal 2010 al 2015, sarebbe stato fatto “ricircolare” nel corpo di discarica di Pietramelina (senza autorizzazione circa la pericolosità). Il ricorcolo veniva fatto in 4 punti sulla sommità del nuovo ampliamento della discarica,  “causando problemi di stabilità ai rifiuti e creando “una rottura estesa del telo di fondo” della stessa discarica. Il percolato poi, smaltito tramite “saracinesca” che veniva aperta, avrebbe causato lo scarico diretto nel torrente sottostante e affluente del Mussino. Il percolato inoltre sarebbe anche fuoriuscito sul suolo e sottosuolo andando a inquinare i boschi.

Anche alcuni dirigenti fra Arpa e Provincia, indagati per abuso d’ufficio, avrebbero “omesso” di effettuare accertamenti e richiedere provvedimenti. C’è anche chi, come l’ex dirigente della provincia di Perugia Area Ambientale, Borislav Vujovic, avrebbe rilasciato una autorizzazione per impianti sperimentali per l’avvio del bireattore sito nella discarica di Borgoglione senza averne titolo. Inoltre, anche se a conoscenza, secondo la procura, dell’illecito ricircolo del percolato, nella discarica di Pietramelina, avrebbe “omesso” di denunciare tutto all’autorità giudiziaria.

Gli indagati sono: Giuseppe Sassaroli, Giuliano Cecili, Damiano Roberto, Marano Silvio, Sisani Luciano, Luca Rotondi, fratelli Baldini, Renato Presilla, Giovanna Pani, Borislav Vujovic, sandro Posati, Perni Gianluca, Andrea Valentini, Erica Srl, Gesnu, Gest, Trasimeno Servizi ambientali, Valentini autodemolizioni, Ipic Servizi Ambientali Srl. 

Aggiornamento Il gip nei mesi scorsi ha archiviato invece le contestazioni mosse a Evaristo Spaccia, accogliendo così la richiesta d'archiviazione avanzata dal pm Manuali. 

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