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Cronaca

Rinuncia al furto perché c'è il proprietario in casa, ladro chiede lo sconto di pena

L'imputato aveva chiesto di rivedere la sentenza perché non aveva tenuto conto del fatto che il furto non era stato portato a termine

Il ladro che rinuncia la furto quando si accorge che il proprietario dell’abitazione si trova all’interno non sarebbe punibile.

È la singolare eccezione presentata da un imputato, già condannato in primo grado e in appello per furto (consumato o tentato) in abitazione e per evasione dagli arresti domiciliari.

Nel ricorso per Cassazione l’imputato ritiene che l’accusa avrebbe dovuto essere derubricata da tentativo di furto a desistenza volontaria non punibile in quanto “interruppe l'azione furtiva avendo percepito la presenza della persona offesa all'interno dell'abitazione”. La condanna non avrebbe tenuto conto, inoltre, della mancata concessione delle attenuanti generiche a fronte dell’ammissione del tentativo di furto.

Per i giudici di Cassazione il ricorso è inammissibile, perché l’imputato non ha scelto liberamente di desistere dal furto per uno scrupolo di coscienza, ma lo ha fatto per il timore di essere scoperto dal proprietario, altrimenti avrebbe proseguito nel suo intento criminoso.

Quanto alle attenuanti il comportamento successivo dell’imputato, con tanto di evasione dai domiciliari, non depone a suo favore.

Da qui la condanna del ricorrente al pagamento di 3mila euro di spese processuali e conferma della sentenza di condanna.

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