"Efferati e senza scrupoli", ma tre componenti della banda di ladri che ha terrorizzato il Perugino tornano liberi
L'operazione della Polizia aveva portato a 16 misure cautelari e denunce. Tra gli indagati 12 persone che prendevano il reddito di cittadinanza. Uno rubava di giorno e tornava in carcere la sera
Il Tribunale del Riesame ha rimesso in libertà tre appartenenti alla banda di ladri e ricettatori arrestati e denunciati a fine settembre in una vasta operazione della Polizia di Stato. Il caso aveva fatto scalpore perché 12 dei 16 fermati percepivano il reddito di cittadinanza e uno rubava di giorno e tornava a dormire in carcere la sera.
Il Riesame ha riqualiifcato le accuse a carico di tre indagati, difesi dall’avvocato Delfo Berretti, rivedendo anche la misura cautelare per Katia Braidic, Paolo Hudorovic e Anna Valentina Magrini, annullando l’ordinanza e disponendo la liberazione dal carcere, se non detenuti per altra causa, o dai domiciliari, senza disporre misure alternative. Le accuse riguardano i capi di imputazione per ricettazione e per alcuni episodi (10 nel caso dell’uomo).
Secondo l’accusa una famiglia intera, allargata a più generazioni, di italiani di etnia sinti, conosciuta dalle forze dell’ordine per furti, raggiri, rapine, traffici illeciti, avrebbe messo in piedi una vera e propria banda che solo durante il lockdown ha conosciuto una battuta di arresto. La aveva eseguito otto misure cautelari a carico di altrettante persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti in abitazione, perpetrati nella zona di Assisi e nelle province di Arezzo e Siena.
Complessivamente sono 16 le persone indagate, residenti nella zona tra Assisi e Cannara, 12 delle quali sono titolari di reddito di cittadinanza. Tutti gli indagati risultano già inquisiti in passato per reati contro il patrimonio.
Al gruppo è contestato un vasto campionario di furti in abitazione, in aziende, raggiri di anziani nelle loro abitazioni. Compito, questo, affidato alle donne del gruppo, definite “senza scrupoli, scaltre e astute”. Le 6 donne del gruppo, la più piccola di 22 anni e la più grande di 40 anni, avrebbero un ruolo non secondario: alcune di loro compivano materialmente i furti, oppure si occupavano di scippi e e ruberie nelle abitazione, penetrando in casa con una scusa, dopo aver raggirato gli anziani soli, spacciandosi per venditrici di articoli vari o bisognose dei servizi igienici, mentre la complice svaligiava la casa.
Gli uomini del sodalizio, invece, sono stati definiti “efferati e senza scrupoli”, tutti con un discreto curriculum criminale alla spalle, qualcuno in azione nonostante fosse soggetto a misure cautelari. Secondo gli investigatori erano “spietati e pericolosi” e non avevano timore di sfuggire con manovre spericolate, durante qualche inseguimento, alle forze dell’ordine, facilitati dal possesso di autovetture, spesso rubate, di grossa cilindrata.
Dei “veri e propri professionisti del crimine”, che agivano solo dopo aver effettuato più sopralluoghi per scegliere le abitazioni o le aziende da svaligiare, dopo aver ben controllato le abitudini dei proprietari. In genere abitazioni o attività isolate, raggiungibili attraverso strade sterrate con scarsi sistemi di sorveglianza.
Il sodalizio criminale aveva anche una base, dove fare le riunioni preparatorie ai colpi e depositare gli “arnesi del lavoro, come aste, bastoni, piedi di porco, guanti e altri indumenti per camuffarsi”.
La ricostruzione accusatoria ha retto per buona parte, ma in alcuni punti, secondo il Riesame, la misura cautelare è eccessiva o non rinforzata da elementi certi.