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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Furti a raffica in aziende e locali, in 9 sotto processo per oltre 20 colpi a Perugia e provincia

Razziato gasolio dai mezzi parcheggiati, gratta e vinci nei bar, sigarette in tabaccheria, pellet e stufe in rivendite. In pochi mesi colpite attività nel capoluogo, Magione, Corciano e Torgiano

Una banda di nove persone, in poco meno di due mesi tra marzo e aprile del 2013, ha razziato aziende, locali e attività commerciali tra Torgiano, Perugia e Corciano. Decine e decine di colpi sono stati contestati a due rumene di 33 anni, un campano di 46 anni, un kosovaro di 54, una beneventana di 30 anni, un napoletano di 51 anni, due siciliani di 54 e 68 anni, un tunisino di 39 anni e un campano di 33 anni.

All’inizio sono finiti sotto indagine con il vincolo dell’associazione, per aver organizzato una banda per individuare gli obiettivi da colpire, effettuare sopralluoghi, utilizzando auto rubate e comunicando con cellulari. Poi l’associazione è decaduta ed è rimasta l’accusa di furti in serie consumati all’interno di esercizi commerciali, bar, tabaccherie, concessionarie, negozi di abbigliamento e ditte nel territorio della provincia di Perugia.

Nella banda c’era chi nascondeva la refurtiva presso altri soggetti, chi riforniva di carburante i veicoli utilizzati per i colpi, chi portava il cibo ai ladri o capi d’abbigliamento per cambiarsi prima del furto o dopo, smistare e acquistare la merce, provento di furto. sono oltre 20 i colpi contestati al gruppo criminale.

Al gruppo la Procura di Perugia attribuisce un colpo a danno di un bar, dove sarebbero entrati “dopo aver forzato la porta del bagno” che comunicava con l’esterno, per impossessarsi “del cassetto porta monete di una slot machine”. Locale visitato una seconda volta, “introducendosi attraverso una botola dopo aver divelto delle sbarre di ferro, forzando slot e cambiamonete e fuggendo con 4.770 euro” di bottino.

A Magione avrebbero colpito presso un esercizio commerciale agganciando la cassaforte ad un’auto e tentando lo strappo, dopo aver messo fuori uso il sistema di registrazione a circuito chiuso, non riuscendovi perché la cassaforte era troppo pesante da portare via in quel modo.

Sempre a Magione dopo “aver tagliato con un frullino la porta d’ingresso” di una tabaccheria avrebbero rubato “gratta e vinci” per 2mila euro di valore e stecche di sigarette per 800 euro.

A Ellera avrebbero tagliato la recinzione di un’azienda e portato via 230 litri di gasolio dai mezzi da cantiere presenti nel piazzale.

A Corciano dopo aver forzato la serratura del portone di un capannone avrebbero rubato un carrello elevatore di una società di macchine industriali.

In un’azienda agricola di Corciano sarebbero entrati grazie ad un taglio nella recinzione e provato a rubare il gasolio dal serbatoio di un camion, ma non vi riuscivano perché il conducente dormiva in cabina e li metteva in fuga.

Sono anche accusati di aver rubato, a Torgiano, un’automobile da una carrozzeria, gli attrezzi, il fondo cassa e il denaro del distributore di caffè per 620 euro.

A Perugia dopo aver bucato il serbatoio di un furgone avrebbero rubato il gasolio in esso contenuto, raccogliendolo in taniche.

L’ultimo colpo a Corciano dove avrebbero portato via da un’azienda specializzata sacchi di pellet per 6.631 euro, 4 stufe e 7 caldaie.

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Donatella Panzarola, Nicola Maria Ciacci, Lisa Ficai, Laura Filippucci, Gian Gabriele Binaglia, Fabio Maddalena, Luciano Ghirga, Valeriano Tascini, Nicola Napoletano.

Al gruppo è contestato anche il reato di traffico e detenzione illecita di cocaina, hashish e marijuana. Lo stupefacente veniva importato la maggioranza delle volte da Napoli. In particolare la cocaina veniva acquista al prezzo di 40 euro al grammo e rivenduta a 100 euro grammo, diretta a circa 200 acquirenti della zona perugina. Dalle intercettazioni si evince l’uso di nomi in codice per descrivere lo stupefacente come “la pittura verde” per la marijuana, la “pittura scura” per l’hashish, “bombolone” per indicare la “canna”, “formaggio per la pasta” e “mozzarella” per la cocaina.

Al momento degli arresti erano stati trovati anche 2mila euro in banconote false.

Alla banda i Carabinieri erano arrivati grazie alle immagini delle telecamere di sicurezza, all’incrocio dei dati delle cellule telefoniche e alle intercettazioni relative allo spaccio di droga.

In fase di udienza preliminare due indagati avevano chiesto il rito abbreviato, con condanne a 3 anni di reclusione.

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