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Cronaca Centro Storico / Corso Pietro Vannucci

L'OPINIONE: "Fuori Roma, un servizio approssimativo che offende Perugia"

Un racconto patinato, di belle immagini, ricco di intenzioni, ma povero d'intuizioni. Decisamente: non un buon servizio alla città del Grifo, quanto a precisione e adeguatezza di contenuto

Un racconto patinato, di belle immagini, ricco di intenzioni, ma povero d’intuizioni. Decisamente: non un buon servizio alla città del Grifo, quanto a precisione e adeguatezza di contenuto. Questa l’opinione di molti perugini sulla puntata della trasmissione “Fuori Roma”,  dedicata alla città d’Euliste, da parte di Concita De Gregorio. Di certo, un prodotto molto televisivo. Con qualche approssimazione di tipo giornalistico.

Ad esempio, c’è da scommettere che non si trovi un solo perugino (altro che “tutti”! come si lascia intendere nella trasmissione) che abbia mai azzardato la definizione di “principi” per il giovane sindaco Andrea Romizi e sua moglie Angela. Anche perché lo smielato paragone tra la loro immagine e le figurine “di zucchero e marzapane” sopra la torta nuziale (visivamente rafforzata) fornisce una prospettiva poco rispettosa della verità, oltre che del ruolo e della persona del sindaco.

Si tratta di due bravi ragazzi, persone perbene. Ma già parlare di “buona famiglia” (lo fa anche l’ex avversario Boccali) fornisce l’immagine sbagliata per cui altri sarebbero/sarebbero stati “di cattiva famiglia”. O si dà ad intendere che chi ha vinto le elezioni lo deve al fatto di appartenere a una “famiglia bene” e non, piuttosto, a meriti personali. I Romizi e i Guerrieri, peraltro, non sono stirpi di nobile lignaggio, ma famiglie benestanti, educate, di buona cultura. E tanto basta.

Altra osservazione. Laura Dalla Ragione dichiara serenamente che ai Giardinetti Carducci i ragazzi dei primi anni del liceo si farebbero tranquillamente canne a go-go: argomento spinoso e detrattivo. C’è chi ci va tutti i giorni e non vede tutti questi fumatori di cannoni. Anche definire – come fa la giornalista De Gregorio – la città “una fiaba dal cuore nero” è un’affermazione sostanzialmente offensiva. Per non parlare della cattiva comprensione del discorso di Pagnotta (“se rimangiano tra loro”, per dire “litigano”, diventa, nel sottopancia, “se li mangiano”, che non vuol dire niente). O l’approssimazione verso i gemelli Romizi (Andrea e Francesco) che “studiano” sul dizionario di greco del nonno Renato (ma perché: si studia “sul” e non “col” dizionario, magari per le versioni di greco?).

La selezione degli intervistati? Ottima per alcuni, inadeguati e fuori posto altri. Il sociologo Roberto Segatori compie una disamina competente, accurata e “terza”. Ma non si vede a che titolo siano stati promossi sul campo, a studiosi di sociolinguistica e opinion-maker, Luca e Fabrizio (i 7 Cervelli): ragazzi simpatici, qui indicati per spiegare “come funziona il dialetto perugino”, oltre che erroneamente accreditati come interpreti del fenomeno sociale e antropologico delle tossicodipendenze. Insomma: tutto fa spettacolo. Ma non è vero che tutto fa brodo. Specie quando si propone una trasmissione giornalistica. Che avrebbe richiesto una più accurata documentazione preliminare sulla città. Anziché prendere per buona qualunque posizione, spesso raccolta casualmente.

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