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Cronaca

Derby di sangue, concessi i domiciliari al tifoso che tirò la sassata

Il giudice delle indagini preliminari di Perugia ha accettato la richiesta degli arresti domiciliari, avanzata dal difensore del tifoso del Bastia che colpì con una sassata il simpatizzante del Foligno finito in coma

A pochi giorni dal suo arresto, il giudice delle indagini preliminari di Perugia, ha deciso di accogliere la richiesta degli arresti domiciliari, avanzata dal difensore del tifoso che avrebbe gravemente ferito un sostenitore del Foligno, durante una partita di campionato tra il Bastia e i falchetti. L’uomo è adesso accusato di rissa e tentato omicidio.

Ad individuare il giovane 27enne, gli agenti della Digos di Perugia che hanno, inoltre, arrestato altre  4 persone, accusate di aver partecipato attivamente agli scontri.  Gli altri tifosi coinvolti hanno tutti un'età tra i 24 e i 30 anni e non hanno precedenti per risse o scontri durante manifestazioni sportive. L'indagine, secondo la Digos, non è ancora conclusa: sono al vaglio degli inquirenti diverse posizioni di altri 5 tifosi che avrebbero partecipato e alimentato gli scontri.

Secondo la ricostruzione della Polizia,  il tifoso bastiolo lanciò la pietra con un tiro diretto e frontale con la chiara intenzione di colpire un gruppo di supporter del Foligno.  Un gesto, secondo il capo della Digos Francesco Moretta, volontario e con l’obiettivo di provocare la morte del tifoso bersagliato.

Nel corso delle indagini gli investigatori hanno esaminato le immagini delle telecamere di sorveglianza e raccolto diverse testimonianze. Lo stesso ventisettenne finito in carcere è stato ascoltato, negando però di avere voluto colpire l'altro tifoso.

Il tifoso di 27 anni di Bastia ha nominato come suo avvocato Luca Maori e ha fatto sapere che non era sua volontà far del male a nessuno. "Il mio assistito - ha detto il legale - non aveva alcuna intenzione di uccidere. E' stato colpito da un sasso e lo ha ritirato indietro senza accorgersi di avere colpito qualcuno". Dunque per l'avvocato Maori si è trattato di un "tragico equivoco: è stato sentito più volte dalla polizia prima come persona informata dei fatti e poi come indagato”.

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