rotate-mobile
Cronaca

Finti progetti di ricerca per "intascarsi" i soldi pubblici, cinque aziende nel mirino della Corte dei Conti

le ipotesi di reato vanno dalla truffa ai danni dello stato a quelle fiscali. La procura regionale della Corte dei Conti richiede una condanna delle società coinvolte e degli amministratori al risarcimento in favore dell’Agenzia delle Entrate di 990mila euro

Cinque aziende umbre finite nel mirino della Guardia di Finanza e della procura di Perugia per truffa ai danni dello stato. Chiuse le indagini per cinque aziende e relativi amministratori, ora anche la procura regionale della Corte dei Conti chiede un risarcimento di quasi un milione di euro in favore dell'Agenzia delle Entrate. 

Tutto è partito in seguito a un’indagine della Guardia di Finanza di Perugia nel 2016, relativa ad alcuni accertamenti sull’utilizzo delle provvidenze pubbliche nazionali concesse ed erogate dal Ministero dell’Istruzione in favore di piccole e medie imprese che avevano sostenuto costi per progetti o commesse di ricerca industriale

L’attività svolta dalla guardia di finanza ha permesso di individuare un gruppo di aziende, riconducibili direttamente o non direttamente ad un unico responsabile scientifico, che nel corso degli anni avrebbero beneficiato di questo tipo di contributi pubblici sotto forma di credito d’imposta derivanti da convenzioni di ricerca stipulate con aziende certificate Miur.

In particolare, tra queste cinque aziende beneficiarie di contributi pubblici, due certificate come ricercatori presso il Miur che si sono alternate nella esecuzione dell’attività di ricerca mediante specifiche convenzioni, mentre le restanti tre avrebbero trasferito in credito d’imposta residuo alle due aziende ricercatrici attraverso alcune operazioni finanziarie. Gli accertamenti delle fiamme gialle hanno riguardato alcuni progetti di ricerca che hanno goduto di centinaia di migliaia di euro di contributi del Miur (dall’ingegneria integrata al potenziamento di strutture e software) che dagli accertamenti non sarebbero mai stati realizzati e che quindi, le fatture emesse a giustificazione della presunta attività di ricerca, sarebbero state inesistenti. 

Il danno erariale è stato quantificato in 990mila euro pari ai contributi pubblici indebitamente fruiti quali crediti d’imposta per presunti progetti di ricerca in realtà mai utilizzati. Secondo le indagini della Guardia di Finanza, avrebbero realizzato molteplici “episodi truffaldini” al fine di dimostrare, solo documentalemente, l’avvenuta effettuazione di attività di ricerca innovativa, beneficiando così idebitamente di aiuti pubblici (sotto forma di credito d’imposta).

La procura della Corte dei Conti ha citato in giudizio gli amministratori delle società, richiedendo un milione di euro in via solidale a carico dei soggetti in qualità di rappresentati delle aziende, tra cui anche gli eredi per "presunto arricchimento indebito". L'erede dell'amministratore deceduto qualche anno fa è minorenne e gli avvocati difensori hanno sollevato un'eccezione in merito alla disposizione della minore in qualità di erede in quanto doveva essere nominato un curatore speciale. La Corte, preso atto dell'eccezione sollevata dalla difesa,si è riservata la decisione e di indicare la data per il proseguo del giudizio. Gli avvocati difensori sono: Francesco Crisi (in foto) Mario Rampini, Priscilla Squeo. francesco Crisi-2

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Finti progetti di ricerca per "intascarsi" i soldi pubblici, cinque aziende nel mirino della Corte dei Conti

PerugiaToday è in caricamento