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Cronaca

Fibrosi Cistica, ecco l'incredibile ricerca dell'Università: dal timo una possibile cura per la malattia

Università di Perugia e San Raffaele di Roma alleate per sconfiggere la Fibrosi Cistica. Lo studio pubblicato su Nature Medicine svela i meccanismi per la cura della malattia

Nuove prospettive di cura per la Fibrosi Cistica grazie all’impiego diTα1, un peptide presente nel timo che potrebbe agire efficacemente nella cura della terribile malattia.

La ricerca è stata condotta dalla prof.ssa Luigina Romani dell’Università di Perugia, dal reparto  Medicina Sperimentale diretto dal prof. Vincenzo Talesca  e dal prof.  Enrico Garaci dell’Università San Raffaele Roma.  Pubblicata oggi su Nature Medicine, ha dimostrato come questa molecola sia capace di attivare meccanismi in grado di ricostruire il sistema immunitario e di ridurre i processi infiammatori polmonari ricorrenti nei pazienti colpiti dalla fibrosi cistica.

“Abbiamo dimostrato l’efficacia di azione di questa molecola su cellule prelevate da alcuni pazienti con risultati sorprendenti” dichiarano Luigi Maiuri dell’Università degli Studi di Novara e Mauro Pessia dell’Università degli Studi di Perugia, altri ricercatori che hanno partecipato allo studio. La Fibrosi Cistica è una patologia genetica cronica che colpisce in particolare i polmoni ed il sistema digestivo e ha un impatto sulla popolazione mondiale equivalente circa ad 80.000 persone di cui 30.000 negli USA.

Al momento non è disponibile un farmaco dotato di intervenire con efficacia. In questo lavoro il team dei ricercatori descrive  la capacità di Tα1 - peptide dotato di un eccellente profilo di sicurezza nella clinica - di correggere i molteplici difetti funzionali nei topi, così come in cellule di pazienti colpiti dalla mutazione p.Phe508del.

Infatti, Tα1 presenta la combinazione di due proprietà che sono in grado di contrastare la patologia : riduzione dell’infiammazione secondo i dati già pubblicati da Luigina Romani, ma anche correzione ed aumento della funzione della  proteina CFTR. "Grazie a questo studio, possiamo considerare Tα1 come un potenziale singolo agente efficace nella terapia della FC, è il commento di Allan Goldstein della George Washington University USA, che ha partecipato alla ricerca.

“I dati contenuti nella nostra ricerca sono solidi ed importanti che indicano l’urgenza di avviare al più presto gli studi clinici”, conclude Enrico Garaci. Una necessità attesa dalle tante associazioni di pazienti che adesso hanno più di una speranza per credere in una terapia efficace.

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