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Lunedì, 2 Ottobre 2023
Cronaca

Appalti ferroviari in Umbria, situazione al limite: "Stipendi in ritardo e Tfr mai consegnati"

Tra appalti al massimo ribasso che penalizzano i lavoratori, ritardi negli stipendi e ammortizzatori sociali accesi in 4 ditte su 5 la situazione del comparto ferroviario umbro non è delle migliori: la denuncia dei sindacati

I sindacati lanciano l'allarme sulla situazione degli appalti ferroviari sul territorio umbro. Non è la prima volta che viene puntato un faro su una situazione che i sindacati semplicemente definiscono "grottesca". Le principali sigle infatti puntano i fari sia su alcuni problemi legati le gare d'appalto sia sulla situazione che stanno vivendo i lavoratori della nostra regione impiegati nelle società che si occupano di appalti ferroviari. Tutto il comparto ferroviario umbro sembra navigare in acque poco tranquille, con ammortizzatori sociali accesi in 4 delle 5 ditte presenti in Umbria, dove i più colpiti risultano essere per i sindacati, i 70 lavoratori impiegati presso la Cooperativa Facchini Portabagagli di Bologna, vittime di un ulteriore ritardo nel pagamento delle retribuzioni del mese di agosto.

"Già nel mese di luglio avevamo denunciato a mezzo stampa tale condizione, -specificano i sindacati - ma a quanto pare la situazione continua ad aggravarsi con un'incertezza nel pagamento delle retribuzioni che rischia di assumere carattere strutturale nel tempo. Tale situazione, disorienta ed aggrava ulteriormente la condizione del personale già provato dai continui cambi di appalto che, negli anni, hanno prodotto un peggioramento delle condizioni di lavoro, del servizio offerto e continue "fughe col bottino" da parte delle aziende uscenti che, al momento di lasciare l'appalto, non erogavano ratei, tfr né le ultime retribuzioni ai lavoratori". Per i sindacati va condannato soprattutto l'atteggiamento delle società che s'intrecciano sul territorio umbro, da Trenitalia, al Consorzio, e cooperativa associata al consorzio stesso, tutte "continuano a rimpallarsi vergognosamente le responsabilità dei mancati pagamenti e in questo tetro siparietto all’insegna dello scarica barile, chi ci rimette sono coloro che vivono di stipendio".

Evidenti per i sindacati le responsabilità di chi ha proposto e accettato i fortissimo ribassi negli appalti che poi hanno portato gli appaltatori a lavarsene le mani al momento di garantire le retribuzioni. Da questo neanche Trenitalia è esente da evidenti responsabilità, infatti secondo i sindacati la compagnia di treni considera chi lavora negli appalti un lavoratore di serie B, in questi anni quasi mai un intervento del committente in queste situazioni (nei pochissimi casi in cui c'è stato, è risultato risolutivo).

Nello specifico uno dei problemi più in evidenza è l'incertezza che incombe sui circa 20 dipendenti impiegati nel lotto 42 servizi accessori (reparto smontaggio e magazzino delle ex OGR), che addirittura il mese scorso hanno rischiato il licenziamento, poiché la CFB stessa ha minacciato l’uscita dall'appalto, causa il tentativo di Trenitalia di abbassare ulteriormente il prezzo pagato per tali lavorazioni, se in certo senso, tale situazione, per il momento sembra essere rientrata, esiste il rischio concreto che tale situazione possa ripresentarsi in modo a dir poco dirompente, prima della fine dell’anno.

Situazioni di questo tipo rilanciano prepotentemente il problema degli appalti in Italia, servono urgentemente provvedimenti che regolamentino le gare impedendo il massimo ribasso. Dal canto loro i sindacati ribadiscono come da tempo: "abbiamo già chiesto alle forze politiche locali di farsi portavoce, presso le proprie strutture nazionali, affinché la questione finisca nell’agenda politica del paese".

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