rotate-mobile
Cronaca

Fallimento del centro benessere, in sei accusati di bancarotta fraudolenta da 28 milioni di euro

L'accusa: falsi contratti d'affitto e maxi rimborsi agli amministratori per far sparire i soldi

Una tenuta di oltre 500 ettari di terreno tra colline, corsi d'acqua, vallate e zone boschive in cui si trova immerso un complesso dell’XI secolo trasformato in ristorante, struttura per convegni, azienda agricola biologica, centro benessere.

Per la Procura di Perugia, però, tutto questo sogno sarebbe stato distrutto, smontato e depredato da 6 persone per le quali è chiesto il processo per bancarotta fraudolenta.

I sei indagati, difesi dagli avvocati Cesira Carnevali, Francesco Tardella, Carlo Beltramini, Maurizio Ghinelli, Dario Epifani, Maurizio Salari e Ivo Fagiolari, sono accusati di avere in concorso tra di loro, in qualità di legale rappresentante, presidente del consiglio di amministrazione, consigliere delegato, amministratore delegato e semplici soci, “distratto, dissimulato e comunque dissipato la totalità del compendio aziendale … formato dai rami d’azienda siti in Gualdo Tadino … consistenti nel complesso di beni mobili e immobili, attrezzature, arredi e impianti organizzati per l’esercizio di ristorazione, attività ricettiva e benessere, nonché nel complesso di beni organizzati per l’esercizio dell’attività agricola” valutato 28 milioni di euro e facendo sparire “ricavi per 1,8 milioni di euro nell’esercizio del 2009” attraverso l’affitto di azienda a società per “canoni irrisori dell’importo complessivo di 140mila euro” poi ridotti a 32mila e “insufficienti a far fronte al solo costo annuo” di mutui e prestiti con le banche per 700mila euro.

Secondo l'accusa anche queste società che avrebbero preso in affitto i rami d'azienda, sarebbero state portate al fallimento, risultando a loro volta debitrici della società principale, ormai non più operativa, facendo sparire anche i soldi dei canoni.

Per la Procura, inoltre, i canoni non sarebbero mai stati incassati e la “regolazione dei rapporti finanziari tra le parti” sarebbe avvenuta solo attraverso “compensazione con corrispettivi di asseriti servizi che sarebbero stati prestati dalle affittuarie” quando la società principale era già in liquidazione volontaria in quanto insolvente nei confronti dell’Inps per oltre 165mila euro, per mancati pagamenti di tasse e imposte per oltre 4 milioni di euro.

Nel fascicolo d’indagine compare una lunga serie di assegni girati ad amministratori e soci sotto forma di stipendi e rimborsi che per la Procura, invece, provano la volontà di sottrarre denaro della società al pagamento di tasse, creditori e fornitori. Altri pagamenti risulterebbero effettuati, ma mai autorizzati dall’assemblea dei soci, per rimborsi agli amministratori o pagamenti ad altre società che fanno capo agli indagati.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Fallimento del centro benessere, in sei accusati di bancarotta fraudolenta da 28 milioni di euro

PerugiaToday è in caricamento