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Cronaca

"Testa di legno" alla guida dell'azienda per nascondere la sottrazione al fisco di 400mila euro con fatture false

Imprenditore sotto processo per evasione fiscale, nei guai anche l'uomo che si è prestato al raggiro per 300 euro al mese

Maxi evasione fiscale con la vendita di computer e accessori e quando iniziano le verifiche dell’erario paga una “testa di legno” per far finta di essere l’amministratore. Entrambi finiscono sotto processo.

Due persone sono finite sotto processo per una frode fiscale messa in atto attraverso un sistema di fatture false relative all’attività di “commercio al dettaglio di computer, unità periferiche, software e attrezzature per uffici, al fine di evadere le tasse indicava nelle dichiarazioni Iva da recuperare per 398.832,84 euro”.

Secondo la Procura un imprenditore perugino, “al fine di sottrarre la società al pagamento delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto (e conseguenti interessi e sanzioni)” avrebbe venduto, fatto sparire “o comunque compiuti atti fraudolenti sui beni mobili registrati della società di modo da rendere in tutto o in parte inefficace la procedura di riscossione coattiva”.

A seguito dell’avvio della verifica fiscale sulla società, inoltre, per la Procura l’imprenditore si sarebbe dimesso “dalla carica di amministratore cedendo formalmente l’amministrazione ad uno straniero, corrispondendogli 300 euro mensili con il patto che non avrebbe dovuto interessarsi delle gestione della società, ma di fatto gestendola in prima persona”.

Lo straniero è finito sotto processo per aver accettato di fare la testa di legno. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Rossano Monacelli, Simona Garone e Francesco Falcinelli.

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