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Cronaca

La Germania chiede l'estradizione dello spacciatore, ma ha famiglia a Perugia e gli atti non sono stati tradotti: permesso negato

La Corte d'appello di Perugia aveva concesso il trasferimento, ma la Cassazione blocca tutto e rinvia per un nuovo giudizio a Firenze

Spaccia droga in Germania e viene ricercato dalle autorità tedesche, ma ormai si è rifugiato in Italia, dove ha messo su famiglia e l’estradizione costituirebbe un “pregiudizio di un diritto fondamentale, come quello al rispetto della vita familiare”, oltre a non essere stato informato con la traduzione in italiano degli atti tedeschi. Per questo motivo la Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’appello di Perugia che disponeva l’estradizione dell’imputato.

L’uomo, un magrebino di 30 anni, è ricercato dall’autorità giudiziaria della Repubblica federale di Germania che ne ha chiesto la consegna “in esecuzione di mandato di arresto europeo dal Tribunale distrettuale di Zwickau di quello Stato, in ordine al reato di traffico di sostanze stupefacenti del tipo hashish e marijuana” commesso nel 2019.

Consegna autorizzata dalla Corte d’appello di Perugia. Lo straniero ha, però, fatto ricorso per Cassazione affermando che i documenti non sono stati tradotti in italiano e che l’estradizione violerebbe i diritti umani e la Carte dei diritti dell’Unione europea, “perché, trattandosi di soggetto sposato con una cittadina italiana e padre di tre figli di età compresa tra i sette ed i tre anni, la consegna all'estero determinerebbe il pregiudizio di un diritto fondamentale, come quello al rispetto della vita familiare”.

Per i giudici di Cassazione è fondato solo il primo motivo del ricorso, “nella parte in cui lamenta l'assenza in atti di un mandato d'arresto o di altro atto equipollente redatti in lingua italiana”, in particolare quelli indicati nel Sistema di informazione Schengen.

Per questo motivo la Cassazione ha annullato “la sentenza impugnata e rinvia alla Corte di appello di Firenze per nuovo giudizio”.

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