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Cronaca

"Dammi più soldi o racconto tutto a tua moglie", giovane sotto processo per il ricatto sessuale ai danni di un anziano

L'imputato si era spacciato per minorenne. Nei guai anche un amico che avrebbe preso i soldi della vittima. Condanna pesante in primo grado, oggi il giudizio d'appello

Avvicinano un anziano e chiedono aiuto per mangiare ottenendo 40 euro, poi si scambiano i numeri di cellulare e avviano una relazione sessuale a pagamento. Quando l’anziano si stanca di pagare, però, iniziano a ricattarlo, minacciando di rendere nota la relazione, e così un marocchino di 24 anni (che si era spacciato per minorenne) e un italiano di 22 anni finiscono in manette, poi processati e condannati, rispettivamente, a 4 anni e 1.400 euro di multa e 2 anni e 4 mesi e 600 euro di multa.

I due, difesi dagli avvocati Gaetano Figoli e Alessandro De Pretis, adesso si presentano davanti alla Corte d’appello per cercare di ottenere qualcosa di meglio e limare la pena da scontare.

L’uomo, secondo la denuncia fatta alle forze dell’ordine aveva riferito di aver incontrato il giovane a Fontivegge e e di aver saputo “della sua situazione di disagio economico” e “gli aveva chiesto aiuto”. L’anziano gli aveva dato 40 euro. I due, però, avevano continuato a sentirsi e vedersi, consumando “rapporti sessuali consenzienti in più occasioni, assecondando spontaneamente alcuni sue richieste di aiuto, con elargizioni di piccole somme di denaro”.

Dopo un mese di relazione tra i due, però, il giovane “aveva mutato completamente atteggiamento, aveva falsamente rappresentato al … di essere minorenne, prospettandogli a più riprese che se non gli avesse consegnato somme di denaro (di entità via via crescente) lo avrebbe denunciato alla Polizia ed avrebbe rivelato ai suoi familiari la loro trascorsa relazione sessuale”.

In poco tempo il giovane avrebbe ricevuto 5.580 euro: “60 euro tre volte alla settimana, dal mese di ottobre 2020 fino a gennaio 2021, per complessivi 2.800 euro; 250 euro a fine gennaio 2021; 440 euro il 25 febbraio del 2021; 550 il 27 febbraio; 440 il 4 marzo; 250 il 5 marzo; 250 l’8 marzo, 500 il 9 marzo e 100 l’11 marzo” cioè il giorno in cui è scattata la trappola per arrestare lo straniero.

L’uomo si era rivolto, così, ai Carabinieri e aveva consegnato, in occasione dell’ultimo incontro con il giovane, i soldi precedentemente fotocopiati dai militari. Una volta consegnato il denaro il 24enne è stato fermato e le banconote vere sono state confrontate con le fotocopie in mano ai militari: i numeri di serie combaciavano, attestando l’avvenuta consegna di denaro per non rivelare la relazione e il conseguente arresto.

Il 24enne, con diversi precedenti penali, secondo il gip Lidia Briutti sarebbe privo di “remore” e molto “scaltro” nell’organizzare e attuare “l’estorsione continuata” nei confronti della vittima, portandola “avanti senza esitazione per circa sei mesi con l’evidente intento di proseguire nel ricatto indefinitamente”. Il principale imputato avrebbe coinvolto “nel piano criminoso anche una terza persona”, un amico che avrebbe preso in alcune occasioni i soldi dati dall’anziano, vittima del ricatto.

I due sono stati condannati con rito abbreviato e adesso si ritrovano di nuovo davanti al giudice per il processo d’appello.

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