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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Esplosione di Gubbio, la Procura ha chiuso le indagini: "Omicidio, lesioni dolose e cessione di droga"

Cinque gli indagati per la tragedia in cui hanno perso la vita due persone e altre due sono rimaste gravemente ferite. Secondo l'accusa non sarebbero state rispettate le norme di sicurezza basilari

Chiuse le indagini sull'esplosione e incendio nell’azienda che produceva cannabis light a Gubbio il 7 maggio del 2021 in cui persero la vita due persone.

Cinque gli indagati che per la Procura di Perugia devono rispondere di omissione dolosa di cautele per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, incendio doloso, omicidio e lesione dolose e violazione della legge sugli stupefacenti con detenzione illecita della cannabis e cessione, in quanto il prodotto non sarebbe da considerarsi come cannabis light.

La Procura di Perugia ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di cinque persone in relazione all’esplosione e incendio di Gubbio, in località Canne Greche, del 7 maggio 2021, che distrusse integralmente un edificio adibito a laboratorio per il trattamento della cannabis light.

Nell'incendio sono morti due dipendenti e altri due, uno dei quali all'epoca minorenne, dopo essere stati ricoverati in terapia intensiva, hanno riportato gravi lesioni, in un caso anche l'amputazione dell'arto inferiore.

Il laboratorio è risultato riconducibile a due società, che si occupavano rispettivamente, la prima della “coltivazione di specie, piante aromatiche e farmaceutiche”, la seconda del “commercio all'ingrosso di fiori e piante”. Le società risultano collegate visto il rapporto di parentela e di stretta frequentazione tra i legali rappresentanti e i soci.

Dai primi accertamenti si era ipotizzato che l'incendio potesse essersi verificato in conseguenza della tecnica di abbattimento della percentuale del THC della cannabis "inventata" da uno dei soci della società, privo di qualsiasi competenza tecnica e scientifica cd utilizzato al di fuori di ogni autorizzazione. È risultato che dal mese di marzo del 2021 era stato allestito un vero e proprio laboratorio al primo piano dell'immobile, dove erano state collocate "lavatrici" ad ultrasuoni all'interno delle quali venivano introdotte le infiorescenze di canapa, unitamente ad un solvente altamente infiammabile come il "pentano".

Con il "lavaggio", in particolare, una parte del TH C della cannabis veniva degradato e altra parte assorbita dal solvente, in modo il livello di quest'ultimo risultasse al di sotto dello 0,6% e potesse essere qualificata come light.

Nel corso delle indagini, condotte dai carabinieri del Reparto operativo di Perugia e della Compagnia di Gubbio, sono state estrapolate e analizzate, anche con la collaborazione del Ris di Roma, le registrazioni dell'impianto di videosorveglianza installato nell'immobile, dalle quali si è potuto ricostruire l’ intera giornata della tragedia, con ruoli e compiti svolti da alcuni dei soggetti immortalati in occasione dell'arrivo di un carico di pentano, avvenuto proprio la mattina del 7 maggio 2021, e di individuare, oltre ai legali rappresentanti e soci delle due società, altri due soggetti comunque coinvolti nella gestione delle attività "aziendali", uno dei quali si era attivato negli acquisti e forniture di pentano e l'altro era il proprietario dell'immobile.

Gli approfondimenti tecnici, effettuati successivamente da personale qualificato dei vigili del fuoco e dal consulente tecnico del sostituto procuratore, unitamente al personale dell'Asl e dell'Arpa hanno confermato la dinamica del tragico evento, come riconducibile all'incendio alle sostanze infiammabili presenti all'interno dei locali - pari ad almeno otto barili da 200 litri e qualche decina di contenitori da circa 5 litri - tutti contenenti pentano, che liberava vapori negli ambienti di stoccaggio e lavorazione, privi di condizioni di sicurezza.

Il pentano era stoccato al piano terra dell'immobile, in particolare, non rispettava le condizioni previste dalla normativa antincendio e non era stato installato alcuno strumento o macchinario che potesse evitare i rischi nell'utilizzo del solvente durante la fase della lavorazione.

Secondo la Procura la lavorazione era pericolosa perché prevedeva che un solvente infiammabile venisse immesso in lavatrici ad ultrasuoni, che si surriscaldavano rapidamente ingenerando un enorme pericolo di incendio e di esalazione di vapori pericolosi.

La Guardia di finanza di Perugia e di Gubbio hanno sequestrato un pacco segnalato dall'unità cinofila contenente stupefacente presso la filiale di una società di spedizioni della provincia, inviato dalla società titolare dell'attività e destinato ad una tabaccheria ubicata nel Lazio.

Partendo da questo episodio sono state fatte numerose perquisizioni e sequestri di cannabis nei confronti di fornitori e clienti che consentivano di approfondire i rapporti commerciali e le fatture delle due aziende.

Le indagini della Procura e delle forze dell’ordine “hanno consentito in tempi ragionevoli di giungere alle attuali contestazioni, da ritenersi ovviamente ancora provvisorie e suscettibili di modifica anche all'esito dei contributi eventuali che dovessero venire dagli indagati e dai loro difensori”.

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