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Cronaca

Duplice omicidio Cenerente, rinviato il giorno del verdetto: Gjergj resta in carcere

Nella sentenza di primo grado l'uomo venne condannato all'ergastolo e tre anni di isolamento diurno (il massimo previsto)

Tutto rinviato, nonostante la sentenza era prevista per oggi, Alfons Gjergj, l’uomo che ha ucciso secondo la Corte d’Assise di Perugia, Sergio Scoscia e la madre nella villetta di Cenerente, rimarrà in carcere nonostante la misura cautelare scadrebbe il 10 giugno. L'uomo venne condannato in primo grado all'ergastolo e tre anni di isolamento diurno (il massimo previsto), oltre al risarcimento di 100 mila euro a testa per la sorella e il nipote delle vittime. Centomila euro di risarcimento inoltre al Comune di Perugia.

CRONISTORIA - La sentenza di primo grado era attesa per lo scorso 30 ottobre 2015, poi il colpo di scena in aula con il quale la Corte d’Assise decise di rinviare tutto e acconsentire a una nuova perizia. In base alla tesi difensiva portata avanti dall’avvocato Luca Mauri che difende  Alfons Gjergji, sull’arma del delitto vi erano in tutto tre impronte digitali: una maschile e due femminili. Se due di queste appartenevano senza ombra di dubbio alle vittime, la terza sembrava invece essere di una donna che, secondo, il legale avrebbe ucciso a sangue freddo Sergio Scoscio e Maria Raffaelli. 

A non vederla, invece allo stesso modo fu però il pm Claudio Cicchella che aveva chiesto, lo scorso 23 ottobre, una pena esemplare per l’uomo che secondo l’Accusa è in realtà il capo della banda che ha ucciso e rapinato le vittime. Il pubblico ministero, infatti, dopo una lunga requisitoria si era rivolto alla Corte pronunciando la parola ergastolo. Secondo l’Accusa Alfons era, perciò, senza ombra di dubbio complice del duplice omicidio, venuto appositamente da Roma, dove viveva con la ex fidanzata, per compiere il drammatico gesto. Era lui, come ha detto il pm, “l’esperto” dei furti. Il pomeriggio del 5 aprile 2012 andò a fare un sopralluogo insieme ai suoi complici fuori dal casolare, entrando in azione la notte stessa. “Sono troppo discordanti le versioni dei tre - dichiarò il Pubblico ministero in aula - nessuna combacia fra loro”. Se, infatti, Gjergji dichiara di non aver mai messo piede in quella casa e di non avere nulla a che fare con la morte Maria Raffaelli e Sergio Scoscia, Laska e Gioka hanno dato invece una versione completamente differente, affermando che fu proprio Alfons Gjergji a uccidere i due perché ubriaco. Una versione, quest’ultima, considerata un vero e proprio complotto dall’imputato, convinto del fatto che Laska abbia convinto a suon di cazzotti Gioka a incolpare proprio lui.

In base alla versione data, infatti, da Gjergji, lui avrebbe aspettato i due assassini in auto, addormentandosi mentre loro stavano compiendo il furto e uccidendo brutalmente madre i figlio. Poi avrebbe accompagnato Laska e Roma e lo avrebbe ospitato a casa sua, comprandogli il giorno stesso un biglietto per fare ritorno in Albania.

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