Gettano la droga nel water ed evitano la condanna, la Procura generale fa appello
Secondo il procuratore Sergio Sottani lo stupefacente trovato e oltre 7mila euro in cassaforte sono la prova dello spaccio
Due giovani di 19 e 22 anni erano stati erano stati sospettati di aver messo su un giro di spaccio di sostanze stupefacenti, ma non erano stati trovati in possesso di un quantitativo di droga tale da far sospettare lo spaccio.
Al termine di un servizio d'osservazione le forze dell’ordine aveva fatto scattare il blitz, ma i due giovani avevano gettato la droga che avevano in casa nel water. Mentre le forze dell’ordine stavano entrando, infatti, avevano sentito il chiaro rumore dello sciacquone e avevano potuto recuperare solo delle tracce di polvere bianca e qualche bustina di stupefacente. Un po’ poco per sostenere lo spaccio di stupefacenti e non il consumo personale. Di fatto i due sarebbero riusciti a privare degli elementi di prova principali la pubblica accusa. E, infatti, in tribunale i due erano stati assolti.
Il procuratore generale di Perugia Sergio Sottani ha, però, impugnato la sentenza di assoluzione del giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Perugia, emessa nel giugno scorso, dei due giovani, ritenendo che “a differenza di quanto sostenuto nella sentenza di assoluzione, il rinvenimento della sostanza stupefacente all’interno dell’abitazione, il suo smaltimento mediante versamento nel water del bagno ed il rinvenimento all’interno della cassaforte di una somma di 7.205 euro, dimostri persuasivamente che i due imputati svolgevano un’attività dedita al commercio di sostanze stupefacenti”.
È la seconda impugnazione per un caso di spaccio di droga, dopo che un 43enne di Gubbio è stato assolto dopo essere stato accusato di spaccio di droga per i 16 grammi di eroina che aveva addosso, utili a confezionare 200 dosi, stando alla consulenza tossicologica. Per il giudice si sarebbe trattato della “scorta“ per le tre settimane che non avrebbe più potuto muoversi da Gubbio a Perugia per acquistare lo stupefacente. L’imputato aveva prodotto in aula il verbale di contestazione da 800 euro proprio per avere violato il lockdown durante il viaggio di andata nel capoluogo umbro. “Non volevo prendermi un’altra multa e così ho pensato di fare rifornimento per le tre settimane di blocco totale visto che sono tossicodipendente e sarei dovuto restare in casa almeno fino al 20 maggio”.
“Vi è prova, infatti, che l’imputato – aveva spiega Sottani - in epoca immediatamente antecedente all’arresto subito, aveva personalmente prodotto con due buste di cellophane numerosi cerchietti, o ritagli di cellophane di forma circolare, che servono solo per il confezionamento dell’eroina in dosi da portare all’esterno, non per il suo consumo. Dosi così prodotte che l’imputato ha certamente spacciato, posto che nella sua abitazione sono stati rinvenuti solo due ritagli circolari di cellophane ancora integri, a fronte dei tanti fori circolari presenti nelle due buste gettate nella spazzatura. Il possesso di questo particolare e specifico materiale per la produzione di involucri per il confezionamento in dosi della sostanza stupefacente accredita univocamente l’imputato come spacciatore, e non già soltanto come consumatore di sostanza stupefacente”.