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Venerdì, 22 Settembre 2023
Cronaca

Licenziata e costretta a ripagare l'Inps con diecimila euro: non aveva diritto all'assegno

La lavoratrice ha denunciato il datore di lavoro perché non le ha mai pagato lo stipendio. La burocrazia non riesce a risolvere la situazione

Licenziata, assunta, non pagata dal datore di lavoro, licenziata e costretta a risarcire l’Inps di 10mila euro per prestazioni non dovute.

È la disavventura di una signora, ex dipendente di Confartigianato, costretta a difendersi da un datore di lavoro scorretto e una burocrazia che non riesce a risolvere il tutto.

Le traversie della donna iniziano, logicamente, con il licenziamento dal posto di lavoro a Confartigianato con conseguente transito nella Naspi. Assunta con lo status di disoccupata con le agevolazioni previste dalla legge nel settembre 2016, si vede pagata in nero con due bonifici (il modo più sicuro di lasciare traccia di pagamenti che non dovrebbero risultare), ma con cifre al di sotto di quello che le spetterebbe di stipendio. L’indennità di specie, inoltre, non sarebbe mai stata versata alla dipendente e trattenuta da datore di lavoro (il quale assicura di aver fatto la compensazione con l’Inps).

Un comportamento che ha portato la donna a denunciare il tutto alla Guardia di finanza per il presunto reato di appropriazione indebita. La donna porta il datore di lavoro davanti alla conciliazione e ottiene il riconoscimento di un credito di 1500 euro e un accordo di pagamento rateale di 133 euro al mese per un anno. La donna chiede l’intervento, quindi, dell’Ispettorato per controllare la sua posizione retributiva e contributiva e per verificare il mancato pagamento dello stipendio e il trattamento di fine rapporto; ma sembra che nessuno possa fare nulla perché sarebbe tutto normale.

La situazione peggiora e si ingarbuglia con due ulteriori passaggi: il licenziamento e la cessazione dell’attività dell’azienda. La signora viene licenziata il 5 gennaio del 2019, durante il periodo di congedo straordinario perché non pagata dal datore di lavoro (con compensazione dell’Inps), ma non può accedere nuovamente alla Naspi perché non risulta il licenziamento. Dalla visura camerale anche l’azienda che l’ha licenziata per cessazione attività risulta in piena attività.

A fronte dell’immobilismo della burocrazia la signora riceve un’ulteriore brutta notizia: l’Inps le chiede indietro 10mila euro proprio perché non risulta licenziata, quindi l’istituto avrebbe pagato prestazioni non dovute, come non dovuti sarebbero stati gli stipendi in compensazione.

La donna si è rivolta ad un sindacato che ha rilevato diverse irregolarità nella gestione della pratica, nel comportamento del datore di lavoro e nella situazione in generale, restando in attesa di nuovi sviluppi.

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