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Cronaca Borgo XX Giugno

“Il diritto d’amare a pieni diritti”, cosa deve cambiare e cosa cambierà

PerugiaToday ne ha parlato con Emidio Albertini, co Presidente dell'Omphalos Arcigay Arcilesbica in occasione del Pride Village ai Giardini del Frontone. Ospite della giornata anche la Sen. Monica Cirinnà

Non si tratta solo di bandiere, colori, conquiste. Ancora, nel 2015, manca una risposta certa alle unioni civili ed ai diritti umani in Italia. Famiglie arcobaleno, famiglie tradizionali; davanti all’amore non possono esserci differenze, ma pari diritti; un cammino articolato e complesso ma emblematico di un cambiamento che possa segnare, in maniera incisiva, una svolta anche nel nostro paese.

Sul tavolo c’è una posta in gioco alta, chiamata libertà. Una parola che a tratti si fa fatica a comprendere per la difficoltà che ancora nel 2015, uomini e donne si trovano a vivere. Pensavamo di aver detto tutto (o quasi) sulla libertà: di parola, di pensiero, d’espressione, di costume, declinata in tutte le salse ma svuotata del suo più grande contenuto: l’uguaglianza, se ancora devono essere aizzate bandiere ed attivismo affinchè i diritti civili siano applicati a tutti.

Dopo la svolta negli Stati Uniti, in cui la Corte Suprema ha dato il via libera ai matrimoni gay in tutti i 50 stati membri, il successo del referendum popolare che ha segnato una vittoria in Irlanda, anche l’Italia sente l’urgente bisogno di una risposta politica che possa adeguare il  Paese, in tema di unioni civili, al resto dell’Europa.

E proprio le unioni civili ed il matrimonio sono stati i temi al centro di un grande dibattito in occasione del Gay Pride Village ai Giardini del Frontone di Perugia, che ha inaugurato la sua  prima giornata di riflessione su cosa sta cambiando e cosa deve ancora cambiare. Ospite la Sen. Monica Cirinnà, e il testo di natura parlamentare che riconosce lo status di diritto pubblico a persone dello stesso sesso. Diritti e doveri del matrimonio ad esclusione dell’ adozione leggittimante e della fecondazione assistita.

Perugia Today ne ha parlato con Emidio Albertini, co Presidente dell’Omphalos Arcigay Arcilesbica.

Cosa chiedete a livello politico ed istituzionale?

“Chiediamo uguali diritti e uguali doveri. I doveri li abbiamo, i diritti no. Chiediamo il matrimonio egualitario, anche se per ora dovremmo accontentarci dello step intermedio. Proprio ieri la Corte Suprema degli USA ha imposto che tutti gli Stati membri riconoscano legalità ai matrimoni tra le persone dello stesso sesso e quelle di sesso diverso. È un segnale che spero i nostri politici colgano verso un cambiamento positivo. Sembra che i diritti civili debbano sempre venir dopo gli altri problemi, come ad esempio la crisi economica, che di fatto tutti viviamo. Sommata all’ impossibilità di vedersi riconosciuti i propri diritti, le persone LGBT vivono una doppia lotta ed una doppia crisi interiore. Se ci sono uomini e donne che magari si amano da vent’anni con persone dello stesso sesso, ma davanti allo Stato italiano sono una coppia di estranei, si capisce quanta strada c’è ancora da fare e quante risposte servono. Chi decide di sposarsi inoltre, vede la sua progettualità d'amore venir riconosciuta "solo" nei  Paesi che hanno legalizzato il matrimonio tra coppie dello stesso sesso, all'infuori del proprio Paese di appartenenza". 

Per quanto riguarda le adozioni?

“Se dovessero essere riconosciute le unioni civili, che di fatto includono gli stessi diritti che ci sono nel matrimonio, anche l’adozione non dovrebbe avere nulla di diverso rispetto alle coppie etero. I figli per crescere hanno bisogno d’amore, di educazione al rispetto, di valori. Non solo di mamma e papà. Ci sono tanti esempi di ragazze madri o padri che da soli crescono i propri figli. Le famiglie arcobaleno non vivono inoltre nella solitudine, sono circondate dallo stesso nucleo familiare da cui siamo circondati tutti. I riferimenti al ruolo maschile e/o femminile, possono esser letti all’interno dello stesso nucleo, attraverso le figure di zii, fratelli, nonni.. un figlio che cresce con due mamme o due papà non ha svantaggi di nessun tipo, ma solo la fortuna di essere amato e desiderato perché frutto di un lungo cammino d’amore e di scelte estremamente consapevoli, ma anche difficili, sofferte e pensate”.

Da cosa bisogna partire per un vero cambiamento?

“Dai politici sicuramente, dal ruolo dei media anche. Basta vedere lo spazio che quest’ultimi hanno riservato al Family Day di Roma e a quello, molto più marginale, dedicato ai Gay Pride”.

Le battaglie civili riguardano tutta la collettività perché ad essa andrebbero ad apportare benefici; primo fra tutti la lotta alla marginalità, alla discriminazione ed all’omofobia di cui ancora ne siamo portatori rispetto a Paesi che sempre più riconoscono nel cambiamento e nella parità uno strumento fondamentale per la crescita di una società sana e democratica. 

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