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Cronaca

C'è chi non vuole la Diga del Chiascio: "E' un pericolo per tutti per via del terreno franoso"

A poche settimane dall'annuncio dell'inizio dei lavori di consolidamento del costone che aveva impedito da 30 anni di riempire l'invaso, ecco l'esposto denuncia di Italia Nostra e Terra Mater: "E' zona sismica e ad alto rischio geologico, con la Diga piena a rischio tutta la valle"

“L'invaso della diga del Chiascio entrerà finalmente in attività. L'Ente Acque Umbre-Toscane - comunica in una nota l'assessore regionale all'Agricoltura Fernanda Cecchini - ha aggiudicato oggi  i lavori che consentiranno di mettere finalmente in esercizio l'invaso sul Chiascio, di fondamentale rilievo per il futuro dell'agricoltura e il fabbisogno idrico dell'Umbria". Furono queste le parole della Cecchini durante una conferenza stampa datata 29 agosto 2013. Oggi, 27 settembre 2013, si torna a Palazzo Donini, nella sala Fiume precisamente, ma i toni questa volta sono meno entusiasti  ed enfatici.

Sono i toni usati da Italia Nostra e Terra Mater che dichiarano: “La diga sul Chiascio è un pericolo per l’intera zona e per i suoi abitanti, perché costruita su una zona sismica e soggetta a dissesti idrogeologici”. Poche parole che non lasciano scampo, soprattutto quando i dati vengono snocciolati uno a uno: “Il sicuro rischio sismico, si ricorda i terremoti del 1984 e del 1997, il sicuro rischio idrologico e i dubbi sulla stabilità del materiale usato devono indurre la Regione Umbria e l’Ente Acque umbro toscano a bloccare i nuovi lavori”.

Una richiesta chiara e che non ammette repliche quella fatta dalle due associazioni. Una richiesta che trova radici e ragioni lontane: “Negli ’70-80 si oppose anche la Regione Umbria alla costruzione della diga, a tal punto da disporre un divieto generalizzato di esecuzioni ai lavori, rilevando che l’invaso per le sue caratteristiche e per il carattere sismico della zona poteva determinare un grave pericolo per le persone, per l’ambiente e per il paesaggio.”. I lavori vennero però sbloccati con una “discussa” sentenza del Tar datata 1983, ma ultimata “la sua costruzione i problemi di instabilità del versante si manifestarono in maniera così evidente che nel 1995 l’opera venne abbandonata del tutto”.

La denuncia continua: “Senza alcuna valutazione per l’impatto ambientale oggi si procede con nuovi lavori finanziati con 43 milioni di euro, cercando così di rimediare all’instabilità di quel versante. Non si parla solo di una spesa gravosa, ma di un pericolo estremo per i cittadini”.

E alla fine alle due associazioni non resta che chiedere la sospensione immediata dei lavori, la pubblicazione di tutta la documentazione relativa  alla diga sul sito internet dei due enti e l’avvio di un dibattito pubblico per rassicurare i cittadini”. Se ciò non sarà fatto Italia Nostra e Terra Mater si riserveranno di denunciare l’intera vicenda alla Commissione europea per la violazione delle norme sulla valutazione dell’impatto ambientale”.

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