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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Diffamazione di magistrati a mezzo social, il giudice di Perugia cita Facebook come responsabile civile

Due gli imputati, accusati di aver condiviso un video e scritto frasi ingiuriose nei confronti di giudici e pm

Diffamano sui social alcuni magistrati, minacciando denunce per un processo non terminato come speravano e finiscono sotto processo. Il giudice del Tribunale penale di Perugia cità in giudizio anche Facebook come responsabile civile.

I due, difesi dagli avvocati Andrea Bellachioma e Antonio Chiocca, sono accusati di aver diffamato dei magistrati in servizio presso la Procura e il Tribunale di Civitavecchia (il processo si svolge a Perugia per compentenza quando le persone offese sono magistrati del Lazio) attraverso la condivisione di un video accompagnato dalla seguente didascalia: “visto che è stato segnalato da qualche ente istituzionale ed è stata limitata la sua visione, noi invece lo riproponiamo perché è giusto che voi tutti sappiate la verità sulle porcate che vengono fatte presso la Procura di Civitavecchia! La Procura di Civitavecchia aggiusta i processi. Un sistema criminoso che salva estorsori, delinquenti, mafiosi, politici corrotti. Ora denunciatemi pure, ma dopo aver ascoltato quanto abbiamo da dire e con nomi e cognomi” (che noi non faremo, ndr).

E ancora sotto nei commenti si leggeva: “La Procura Aggiusta i processi perché c’è un disegno criminoso che tutela gli interessi degli amici politici loro amici, amici degli amici, quindi c’è un sistema criminoso da sempre e tutt’oggi persiste nel Tribunale di Civitavecchia…”.

Un’altra frase recitava: “Vengono negati i diritti a noi che ne abbiamo il diritto, per dare il diritto a delinquenti mafiosi che non hanno il diritto, i magistrati … molti di loro fanno questo … il collegio giudicante ha aderito alle richieste del pm, si sono allineati, prescrizione per tutti… ci hanno truffato, hanno falsato un processo prendendoci per il c… il processo è stato artatamente falsato a favore di delinquenti che chiedono le tangenti … io li denuncerò per i reati di concussione, associazione per delinquere e mafia”.

Ai due è contestata anche l’aggravante di aver commesso il fatto con un mezzo di pubblicità.

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