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Cronaca

Vive in una roulotte, denunciata: aveva fatto richiesta di alloggio popolare ma per lei niente

E' stata denunciata per occupazione di suolo privato, una donna di sessanta anni che, rimasta vedova con due figli a carico, non sapeva proprio dove vivere. A salvarla la lentezza giudiziaria che ha pemrmesso di far prescrivere il reato

Ha sessant’anni, ma i segni sul volto sono profondi. Sono i segni del tempo, di quel tempo passato per anni in una roulotte . È rimasta vedova presto. Due figli a carico e un lavoro che proprio non riesce a trovare, se non sporadicamente. “Non tutti si possono permettere una casa”, dice alla redazione di PerugiaToday, a margine di quel processo che la vede imputata per occupazione di suolo privato.

E non ha fatto richiesta per un alloggio popolare? Viene spontaneo chiederlo in quella sala d’aspetto nei sotterranei del tribunale di Perugia, dove la luce non si sa neanche cosa sia. “Non è così semplice come sembra. Le liste d’attesa sono lunghissime e io nel frattempo dove andavo con i miei due figli? Sotto un ponte?”. Le persone passano. I testimoni che attendono di essere interrogati dal giudice, ascoltano silenziosi.

Si torna in aula. Questa volta è il giudice Albani a fare le domande: “Signora per quanto tempo è stata in quel posto?”. Pausa. “Dieci anni credo”. Sì, dieci lunghi anni in cui la proprietaria ha sempre chiuso un occhio. Poi la situazione cambia con quei figli subentrati una volta deceduta la madre e l’arrivo della prima querela. “Ma aveva anche uno sgabuzzino costruito fuori dove lavava i vestiti, sbaglio?”, chiede sempre Albani con quella voce calma. “Sì, ma mica l’avevo costruito io, ci ha pensato la ‘padrona’ del terreno a farlo”. Il giudice non intende fare altre domande. Perché, forse, non ci sono domande contro la povertà.

Guarda le date. Guarda la signora. “Io purtroppo a dicembre non ho posto per la prossima udienza. Dovremo rinviarla a il 4 giugno del 2014. Credo proprio che per quella data il reato si sarà prescritto e io non posso proprio farci niente”. Prende la borsa in mano quella donna dalla statura minuta e il corpo ricurvo su se stesso. Si avvia verso la porta con lo sguardo perplesso. In aula si guardano tutti. Sorridono e forse per una volta ringraziano la lentezza giudiziaria. La stessa lentezza che si è vestita oggi, 26 novembre, con i panni di Robin Hood.
 

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