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Cronaca

Casi irrisolti, il delitto di Sant'Ercolano e l'ombra della banda dei furti d'arte

Piero Nottiani, restauratore della Soprintendenza fu trovato morto nell'aprile del 1998 in casa sua. Gli strani legami con altri delitti nel mondo dell'antiquariato

Piero Nottiani restauratore della Soprintendenza di Perugia e uomo di cultura, non aveva ancora compiuto 50 anni quando venne ritrovato morto, nell'aprile 1998, nel suo appartamento sulle scalette di Sant'Ercolano. Era stato colpito più volte alla testa con una statuetta. L’assassino, ma trovato, lo aveva avvolto in un tappeto.

Mancava dal lavoro da un paio di giorni. Nessuno dei colleghi lo aveva sentito e, quindi, erano andati a cercarlo a casa. Fu trovato con il cranio sfondato: era stato colpito alla testa con una statuetta di marmo, alta trenta centimetri, che si trovava all'ingresso del suo appartamento al terzo piano di un palazzo nel centro storico di Perugia, sulle scalette di Sant’Ercolano. Nell’abitazione ancora la tavola preparata, l’arrosto nel forno e la bottiglia di vino aperta. Una cena che non era mai stata consumata.

Chi era in casa al momento del delitto? Chi aspettava per cena Piero Nottiani? Il restauratore, cui si devono interventi prestigiosi anche su opere del Perugino, era nato a Ponte San Giovanni da una famiglia umile, ma di grandi lavoratori. Sin da bambino aveva manifestato la sua passione per la storia dell'arte, che poi divenne la sua ragione di vita.

Il figlio lo andava a trovare il fine settimana, qualche volta accompagnato dalla mamma. Perché Piero Nottiani, nonostante la separazione, aveva mantenuto un buon rapporto con la moglie. E fu proprio la moglie, sollecitata dai colleghi perché da due giorni mancava dal lavoro senza aver dato notizie, a trovarlo morto. Piero Nottiani era in terra, nel salone, vicino al divano, il corpo avvolto in un tappeto, con indosso pantaloni e un maglione, come se avesse voluto passare una serata in tranquillità insieme a un ospite per il quale forse aveva cucinato un po' di arrosto stranamente trovato bruciato e qualche verdura ancora, però, da finire di preparare.

Nottiani doveva conoscere il suo aggressore, perché non vi erano segni di effrazione, quindi lo aveva fatto entrare in casa.

Inquietanti, apparvero subito, i collegamenti tra il delitto Nottiani, quello De Robilant a Firenze e l’omicidio del professore statunitense, avvenuto il 7 agosto del 1997, Louis Francis Inturrisi: nessuna traccia o impronta digitale, uccisi con una serie di colpi alla testa con un oggetto infilato in una busta di plastica, i corpi avvolti in un tappeto o una coperta, tutti operanti nel mondo dell’arte e dell’antiquariato, tracce di sangue solo nel punto dove vennero ritrovati i corpi, l’abitazione in subbuglio, come se il killer stesse cercando qualcosa e la tavola apparecchiata per due con una bottiglia di vino. In quel periodo avvenne anche una lunga serie di furti di opere d’arte, tra cui un colpo alla Galleria nazionale dell’Umbria, alla Pinacoteca di Bettona (opere ritrovate dai Carabinieri in un hotel a Miami) e in diverse abitazioni di personaggi facoltosi in tutta Italia. E proprio al furto di opere d’arte, fenomeno legato anche all’emergenza post terremoto del 1997, sarebbe legato il movente dell’omicidio.

Adesso, a tanti anni da quel delitto e grazie alla tecnologia investigativa moderna, alla possibilità di campionare dna o analizzare le prove sotto un altro punto di vista, qualcuno avanza l’ipotesi di poter riaprire il caso, nella speranza di poter trovare qualche traccia che, all’epoca, era sfuggita per mancanza di strumenti. L’immobile dove si trova l’appartamento del delitto, però, è stato interessato da decenni di lavori, con alterne vicende, ed è stato pesantemente sventrato e ristrutturato. Per anni il nome del restauratore è rimasto sul citofono penzolante. Finché non è stato tolto tutto.

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