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Cronaca

Picchiato e derubato del cellulare, ma per il giudice non è rapina: la condanna scende da 5 a 1 anno

Sentenza riformata in Corte d'appello a Perugia: il cellulare era caduto a terra e l'imputato lo ha raccolto e tenuto per sé

Da 5 anni a 1 anno e 6 mesi, passando dall’accusa di rapina a quella di furto, solo perché il cellulare non è stato strappato dalle mani della vittima, ma raccolto da terra..

È la vicenda processuale che riguarda un 24enne egiziano, difeso dall’avvocato Ilaria Iannucci, che in primo grado è stato condannato a 5 anni, in concorso con altro soggetto, perché “con violenza consistita nello spintonare … tale da farlo cadere per terra, salendo sopra il corpo del medesimo e colpendolo con pugni con violenza tale da cagionargli lesioni giudicate guaribili in un periodo non inferiore a tre giorni, si impossessava del telefono cellulare” della vittima.

I fatti sono avvenuti a Terni il 9 settembre del 2018 nella zona del Caos dove la vittima e la sua fidanzata stavano passeggiando, quando i due imputati si erano avvicinati chiedendo se “volevano fumare … roba da fumare … la droga …”. Offerta che la coppia rifiutava e subito si accendeva il litigio, con il ragazzo che veniva spintonato e picchiato, per poi essere rapinato del cellulare. I due si allontanavano, ma la descrizione fornita alle forze dell’ordine ne permetteva il facile rintraccio, l’arresto e il processo. Con la condanna a 5 anni di reclusione e 2mila euro di multa.

In sede di appello, attraverso alcune testimonianze è emerso che il diverbio fra gli imputati e la vittima è nato per ragioni che nulla hanno a che fare con la volontà di rapinare la persona offesa. Tanto che un testimone ha raccontato di aver visto solo l’egiziano raccogliere il cellulare della vittima da terra, dopo che l’oggetto gli era scivolato dalla tasca. Un gesto che non si configura come rapina, ma come furto. Da qui la decisione della Corte di appello di riformare la sentenza.

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