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Cronaca

Nelle sale istituzionali sì alla presentazione dei libri, ma non alla vendita... la rivolta degli editori e scrittori

La questione sollevata da PerugiaToday, circa il divieto alla vendita di libri nelle sale istituzionali, sta facendo infuriare gli addetti di settore, non meno che le persone interessate alla lettura. Una vera rivolta! È infatti opinione comune che si tratti di una disposizione sbagliata: da ritirare, in nome della promozione della cultura.

In riferimento a località e all’operato di amministrazioni diverse, Italo Marinelli scrive: “Al Festivaldel Medioevo di Gubbio erano presenti fornitissimi stand di libri storici in vendita. Oltretevere vigono norme diverse?”. In quel caso, però, il Comune era parte attiva nell’organizzazione. Ma la levata di scudi più omogenea e consistente è, comprensibilmente, quella degli editori. Commenta Fabrizio Bandini (Midgard editore): “Certi divieti mi sembrano anacronistici. Credo che la vendita debba essere permessa e alcuni regolamenti si possono anche riscrivere”.

Fabio Versiglioni (Futura edizioni) commenta: “Sempre più spesso, per poter usufruire di una qualsiasi sala, se non si ha il patrocinio dell'ente proprietario, si deve pagare un affitto. Se non si può più - per problemi di regolamenti - effettuare la vendita di ciò che viene presentato, penso sarà impossibile utilizzare certi luoghi. È un peccato che la cultura venga trattata così anche da quei soggetti che ne dovrebbero favorire la diffusione”.

A chi obietta che il divieto sia dovuto a ragioni fiscali, Raffaele Marciano (Aguaplano) risponde: “La vendita occasionale è consentita. Solo se il bene supera i 77.47 euro, occorre applicare una marca da bollo da due euro”. Ma sono ben poche le pubblicazioni che arrivano agli 80 euro. Quanti lettori le comprerebbero? Stefano Vicarelli, scrittore e operatore in tribunale, riferisce: “Nei corridoi del Tribunale di Perugia (edificio pubblico) è pacificamente consentita la vendita di testi giuridici da parte di librai privati”.

L’editore Jean Luca Bertoni osserva: “L'auspicio è che si dovrebbe poter presentare e vendere i libri in tutte le sale, in particolar modo nelle sedi istituzionali, perché il libro non è un bene commerciale, ma un prodotto culturale. I regolamenti si possono modificare. Sono disponibile per una sottoscrizione”.

Si muovono insomma, contro l’assurda disposizione, l’associazione editori e i comuni cittadini. Che parlano per voce di Maria Rita Galletti: “Una grossa contraddizione è operare ed auspicare la diffusione della cultura, aprire i musei gratis, indire manifestazioni e giornate a tema e poi considerare la cultura un prodotto da smerciare”. Effe editore, per voce del titolare Fabrizio Fabbri, commenta sconsolato: “È una decisione sbagliata che danneggia l’editoria, già colpita dalla crisi. Ma è anche una scelta che penalizza la cultura, anziché promuoverla!”.

La conclusione, graffiante, allo scrittore Andrea Maori: “Siamo circondati da leggi e regolamenti stupidi e superati. Mi piace che PerugiaToday abbia ripreso, con ironia, il concetto di proibizionismo applicato alla cultura. Una risata li seppellirà!”.

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