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Cronaca

Rubavano auto di lusso, tra le vittime un ricoverato per Covid: sgominata banda specializzata

Una vettura di 'appoggio' intestata a una ditta con sede in Umbria decisiva nelle indagini dei carabinieri di Padova: due arresti. Le macchine sequestrate erano pronte a uscire dall'Italia con targhe bulgare, svizzere e austriache

Un’autovettura di 'appoggio', intestata a una ditta con sede in Umbria e di proprietà di un cittadino bulgaro, ha consentito ai carabinieri di Padova di sgominare una banda specializzata in furti di auto di lusso e che in uno dei 'colpi' ha rubato il suv di una persona che era ricoverata per Covid. L'operazione (come spiega Padova Oggi) ha portato i militari ad arrestare a Chioggia (venezia) due bulgari in procinto di fuggire dall’Italia con due veicoli riciclati e immatricolati con altrettante targhe estere.

L'indagine coordinata dalla procura di Padova è partita nel dicembre del 2020 dall’analisi dei dati relativi a una serie di furti di auto di grossa cilindrata in Veneto. In particolare è emersa la presenza di un’autovettura d’appoggio alla banda, quella appunto intestata a una ditta con sede in Umbria. Le investigazioni hanno poi condotto i carabinieri fino a un capannone nella zona artigianale in Cavarzere (Venezia), zona dove la banda alloggiava, in cui erano custodite le macchine rubate e dove era stata organizzata una vera e propria carrozzeria per la re-immatricolazione dei veicoli, resi così di fatto irrintracciabili con la sostituzione di tutti i vetri per cancellare l’identycar, la modifica dei numeri di telaio, di tutte le etichette del veicolo che potessero ricondurre ai dati originali e la creazione di contratti di acquisto fittizi.

La strumentazione di cui l'organizzazione si è dotata era sofisticatissima e consentiva di intercettare le radiofrequenze dei telecomandi di chiusura dei cancelli e clonare a distanza le chiavi dei veicoli per poi riprogrammarne completamente tutto il sistema interno tramite computer. I veicoli sequestrati, già pronti per essere esportati con targhe bulgare, svizzere e austriache, presentavano il quadro strumentazioni in cirillico. Gli arrestati seguivano le vittime (tra queste anche una persona che era ricoverata per Covid) di pomeriggio e, non appena localizzato un veicolo d’interesse, pedinavano la vittima per sapere dove abitasse e se parcheggiasse all’esterno. Per compiere i furti sfruttavano poi gli orari del lockdown: uscendo alle ore 5 e rientrando alle 8 con i mezzi rubati per accodarsi al traffico di quell’ora. I sette mezzi trafugati erano tutti Suv di alta fascia per un valore complessivo intorno ai 350mila euro. 

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