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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Spoleto

Scontro a carte bollate tra Comune di Spoleto e Regione Umbria per l'ospedale Covid: presentato ricorso al Tar

Il Comune: "Duemila cittadini hanno denunciato alla Procura della Repubblica l’interruzione del servizio sanitario di prossimità, in violazione del diritto costituzionale alla tutela della salute, sancito e protetto pure dalle Convenzioni europee"

Scontro aperto, ora anche in tribunale. Spoleto contro la presidente della Regione Umbria, a carte bollate. Ovvero: "Presentato questa mattina il ricorso al Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria, chiedendo la sospensione dell’efficacia sia dell’ordinanza 67, sia degli ordini di servizio adottati dalla Usl Umbria 2 il 22 ottobre scorso". Un ricorso contro la decisione della Giunta Tesei di trasformare l'ospedale di Spoleto in Covid-Hospital per fronteggiare l'emergenza coronavirus e contro la riorganizzazione del nosocomio da parte della Usl Umbria 2. E, come si legge nel ricorso, "circa 2.000 cittadini hanno denunciato alla Procura della Repubblica l’interruzione del servizio sanitario di prossimità, in violazione del diritto costituzionale alla tutela della salute, sancito e protetto pure dalle Convenzioni europee".

Il Comune ha formalizzato il ricorso al Tar "annunciato venerdì scorso dal Sindaco Umberto de Augustinis, a seguito della chiusura del Pronto Soccorso e della quasi totalità dei servizi del San Matteo degli Infermi fino al 31 gennaio 2021". 

L'ordinanza della Tesei - L'articolo 1 delll'ordinanza numero 67 della Tesei recita: "Al fine di predisporre idonee misure per fronteggiare l’emergenza dovuta all’estendersi dell’epidemia da Covid-19 e considerato, per diversi ordini di motivi, che l’ Ospedale di Spoleto  è un ospedale sede di Dea di I livello con 133 posti letto per acuti in cui è possibile individuare spazi dedicati per il Covid salvaguardando i percorsi da dedicare a casistiche non Covid (Radioterapia, DH oncologico, attività ambulatoriali specifiche, screening, ecc...), è già presente una Terapia intensiva con 4 posti letto già ampliati a 6, si possono realizzare 8 PL di terapia semintensiva, è presente equipe di Medici Anestesisti con esperienza e competenza rianimatorie, possiede una distribuzione spaziale che consente di individuare aree indipendenti da adibire a spazi assistenziali per pazienti Covid positivi, garantendo il mantenimento di linee di produzione separate per assicurare attività assistenziali per la popolazione del territorio di riferimento", ordina che "che lo stabilimento ospedaliero di Spoleto venga parzialmente e temporaneamente riconfigurato a livello organizzativo-strutturale come ospedale regionale dedicato all’emergenza coronavirus, con integrazione dello stesso nella rete assistenziale con gli altri Presidi già sede di ricoveri per pazienti Covid, atteso che al termine dell’emergenza verrà ripristinata la situazione ex ante tenuto anche conto delle indicazioni del redigendo Piano Sanitario Regionale". Articolo 2: "Le disposizioni sopra riportate sono efficaci a decorrere dalla data della presente ordinanza, fino al 31 gennaio 2021".

Il ricorso e i punti - Tre i punti contestati dall'amministrazione comunale. "Per quanto riguarda l’ordinanza n° 67/2020, si considera violato il principio di leale collaborazione tra enti (art. 32, comma 3 della Legge n. 833/1978) e viene denunciata la contraddittorietà e la carenza di istruttoria rispetto a precedenti atti di programmazione della Regione, come ad esempio il “Piano di Riorganizzazione Emergenza COVID 19 – Potenziamento Rete ospedaliera”, deliberato dalla Giunta regionale nel giugno scorso". E ancora: "Relativamente invece agli ordini di servizio del direttore sanitario dell’Usl Umbria 2 viene contestata l’incompetenza, ossia l’aver travalicato il contenuto dispositivo dell’Ordinanza della Presidente (n° 67/2020), ampliandone arbitrariamente la portata, senza avere alcuna competenza in materia di “ordinanze d’urgenza”, prevedendo quindi la chiusura del Pronto Soccorso e l’istituzione del Punto di Primo Intervento".

"I provvedimenti impugnati – si legge nel ricorso - provocano gravissime disfunzioni alle prestazioni sanitarie e fortissime reazioni delle popolazioni interessate, determinando una situazione di altissima tensione e preoccupazione, con legittime proteste, contenute in forme legali solo grazie alla civiltà democratica che caratterizza la Comunità spoletina. Circa 2.000 Cittadini, così, hanno denunciato alla Procura della Repubblica l’interruzione del servizio sanitario di prossimità, in violazione del diritto costituzionale alla tutela della salute, sancito e protetto pure dalle Convenzioni europee. L’Amministrazione comunale di Spoleto, molto responsabilmente, non intende sottrarsi al suo dovere di solidarietà sociale e di collaborazione istituzionale per quanto riguarda le misure sanitarie di contrasto alle attuali emergenze Covid". Il Comune di Spoleto ha chiesto al Presidente del Tribunale amministrativo regionale “di concedere misure cautelari proporzionate a contenere i danni e, al contempo, volte a favorire la positiva soluzione della questione”.

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