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Cronaca

Coronavirus: Comitato Perugia Solidale, oltre l'emergenza sanitaria pensando a chi è senza lavoro o aiuti

Il bilancio di un mese di attività: contattate 104 famiglie, per 293 persone, solo il 6% è costituito da lavoratori attivi. I progetti per l'immediato sostegno a chi non ce la fa

L’emergenza sanitaria è solo l’aspetto più visibile di quanto sta accadendo nella società. In molti hanno perso il lavoro, tantissimi sono in difficoltà con l’affitto o per la spesa. Il Comitato Perugia Solidale è nato ad aprile di quest’anno per agire direttamente sul campo per fronteggiare l’emergenza economica, sociale e umana.

“Riceviamo le richieste di intervento tramite telefonate dirette al centralino o segnalazioni nei quartieri dove operiamo – spiegano dal Comitato - parliamo così con i diretti interessati, per capire meglio la loro situazione, e consegniamo in breve tempo buoni spendibili nei supermercati” raccolti attraverso donazioni, aste solidali, contributi da parte di attività commerciali.

“Abbiamo incontrato e aiutato lavoratori rimasti senza stipendio e senza nessun sostegno sociale, molti dei quali in nero (muratori, braccianti, camerieri, badanti, partite Iva) e raccolto le loro storie – proseguono dal Comitato - Abbiamo due elementi che contraddistinguono il nostro lavoro, l'inchiesta sociale come metodo di lotta politica, e la trasparenza delle spese. Per questo il nostro comitato è stato formalizzato, con il compito di restituire il bilancio sociale delle nostre attività”.

Bilancio sociale, ringraziamento a chi ha sostenuto il progetto e la certezza che l’emergenza non è finita e che c’è ancora bisogno di sostenere le persone in difficoltà. Per una più incisiva azione, quindi, è stato deciso di strutturare il Comitato nel tempo, lavorare per sostenere i produttori agricoli, a partire da quelli delle zone terremotate, per realizzare un “ponte di solidarietà tra campagne e quartieri”. I quartieri di Perugia in cui ha agito il Comitato sono il centro storico, la zona di via del Lavoro, San Sisto, San Marco, Ponte San Giovanni, Ponte Felcino, San Martino in Campo, Elce, Case Bruciate.

Dal 17 aprile all’8 maggio sono stati avvicinati 104 nuclei familiari per 293 persone, un 30% delle quali è costituito da minori e 8% da anziani ultra sessantacinquenni. Solo il 6 % è costituito da lavoratori attivi. Il 35 % ha cessato l’attività lavorativa a causa dell’emergenza sanitaria in corso. Il resto era già senza reddito da prima della crisi.

“Il 40% degli intervistati ha fatto richiesta dei sussidi previsti per affrontare la crisi generata dal Covid-19, solo l'11% è riuscito a riceverli – spiegano dal Comitato - Il 14% ha fatto richiesta di altre forme di previdenza sociale, la maggior parte delle quali sono state erogate, ma si registrano anche su questo fronte domande che sono state interrotte o ancora in sospeso”.

I nuclei familiari in affitto contattati sono 71, nessuno dei quali è riuscito ad ottenere la sospensione del pagamento (in 6 casi è stata esplicitamente rifiutata la richiesta), gli altri nuclei familiari vivono in case di proprietà, 18 pagano il mutuo non avendo usufruito di alcuna forma di sospensione, nella quasi metà dei casi è stata rifiutata.

Ad aggravare la situazione sono le 45 richieste di aiuto nell’ultima settimana, a fronte di una parziale ripresa delle attività economiche. “Prevediamo che sempre più persone saranno messe al margine e private di diritti e dignità nel prossimo futuro - conclude il Comitato - per cui stiamo organizzandoci per nuove iniziative, quali la realizzazione di pacchi alimentari; la creazione di gruppi di acquisto improntati alla solidarietà e alla sostenibilità ambientale; la organizzazione di sportelli di supporto ai problemi legati a casa, lavoro e affitto e alla presentazione di domande di finanziamenti pubblici”. All’ipotesi anche l’intenzione di mettersi in rete con altre realtà simili attive nel territorio per rendere ancora più efficace l’azione di sostegno nei diversi quartieri “per migliorare le condizioni di vita di coloro che sono stati lasciati soli”.

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