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Cronaca

Derivati e swap illegittimi, banca condannata a risarcire il cliente di 200mila euro

Azienda perugina vince il contenzioso con un istituto di credito: "Strumenti che non soddisfano reali esigenze di copertura del rischio e si risolvono in un grave impatto economico per chi li sottoscrive"

Derivati finanziari, croce e delizia di investitori, enti e risparmiatori. Grazie al Tribunale un’azienda locale ha recuperato oltre 200mila euro.

Un'azienda perugina del settore energetico, assistita dall’avvocato Nicola Tondini, si è rivolta al Tribunale di Milano per promuovere un’azione giudiziaria contro un istituto di credito per chiedere la dichiarazione di nullità di un contratto derivato stipulato nell'anno 2012.

“I contratti derivati IRS-swap - spiega l'avvocato Tondini, che ha patrocinato l'azienda con l'ausilio tecnico dello Studio Merlino di Perugia - sono strumenti di natura finanziaria ‘over the counter’, cioè non quotati sul mercato, che privati, società e anche pubbliche amministrazioni hanno sottoscritto in grande numero soprattutto nel decennio passato”.

Il Comune di Perugia arrivò quasi alla dichiarazione di default per una vicenda di swap e derivati contratti nel tempo e che ancora adesso drenano risorse dal bilancio per il pagamento degli interessi.

L'aspettativa di chi sottoscrive questi contratti finanziari e che gli stessi possan assorbire il rischio di oscillazione dei tassi di interessi di un contratto 'principale', di mutuo o leasing (le stesse banche, quasi sempre, li propongono come prodotto assicurativo), ma che in realtà nasconde l’assunzione di rischi molto onerosi verso la banca, che in questo caso specifico hanno generato addebiti per oltre 200mila euro a carico dell'azienda.

“L’esito di questa causa, molto complessa, con lo svolgimento di una consulenza tecnica d’ufficio su temi di matematica finanziaria, ha condotto il giudice ad affermare che il derivato non presentava profili di bilanciamento del rischio e pertanto è stato dichiarato nullo per difetto della causa, con il conseguente obbligo restitutorio a carico dell’istituto di credito – conclude l’avvocato Tondini - Il risultato ottenuto è significativo del potenziale esplosivo di questi particolari strumenti finanziari, come gli swap, per l’appunto, che nella maggior parte dei casi non soddisfano reali esigenze di copertura del rischio e si risolvono in un grave impatto economico per la parte che li sottoscrive”.

Il giudice ha, quindi, dichiarato la nullità dell’interest rate swap venduto dalla banca all’azienda e condannato l’istituto di credito alla restituzione “dei differenziali corrisposti in esecuzione di tale contratto, pari all’importo di 176.329,74 euro, oltre interessi da calcolare”. La banca dovrà anche pagare le spese processuali e i compensi degli avvocati.

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