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Cronaca Centro Storico / Corso Pietro Vannucci

Caos in consiglio, la versione di Barelli: "Solo polemiche strumentali, ecco la verità"

Il vicesindaco di Perugia respinge al mittente le accuse di Pd, Socialisti e Movimento 5Stelle: "Era un suggerimento"

L’altra versione dei fatti, firmata in calce dal vicesindaco di Perugia Urbano Barelli. Sì, lui che, a sentire le opposizioni inferocite del Comune, è la causa del caos in consiglio comunale e del loro addio all’aula.

Scrive Barelli: “Attacco frontale al Consiglio Comunale, intimidazione, bavagli: queste sono le accuse che dell’opposizione contro di me. Qualcuno si chiederà: che ho fatto per meritarmi queste pesanti accuse? Che sta accadendo in Comune? Perché le opposizioni hanno abbandonato l’aula?  In breve – spiega il vicesindaco - la storia è questa. Il 15 febbraio ho subìto una “censura”, presentata dalla consigliera Rosetti del M5S ed approvata dalla Conferenza dei Presidenti dei Capigruppo del Consiglio Comunale, senza essere informato e senza che mi sia potuto difendere dalle accuse”.

La breve storia del grande caos prosegue: “Quali sono le accuse che mi sono state mosse in quella sede? Il non aver riferito dei contatti e di una lettera del socio privato di Gesenu e l’aver criticato, in una seduta di una commissione comunale, due ordini del giorno che avevano un contenuto troppo dettagliato e non di indirizzo come prevede la normativa”.

Insomma, a sentire Barelli “la censura è palesemente illegittima, in quanto la Conferenza dei Capigruppo non ha alcun potere di comminare sanzioni, né al Vice Sindaco, né ad altri, men che meno lo può fare in assenza del destinatario della censura. Sono stato, quindi, costretto a reagire per tutelare la dignità della carica istituzionale ricoperta e per ristabilire la verità dei fatti. L’illegittimità della censura è stata poi confermata dal Segretario Generale e recepita dalla stessa Conferenza dei Capigruppo”.

Ovviamente, la breve storia del grande caos non finisce qui: “Nel merito della censura – prosegue Barelli - , ho ricordato che nessuno mi ha mai inoltrato una richiesta di avere copia della corrispondenza con l’avvocato Cerroni, né mi è stata presentata una interrogazione alla quale rispondere. In altro contesto, non ho avuto alcuna difficoltà nel consegnare tale corrispondenza il 5 febbraio 2016 alla “Commissione inchiesta – Gestione integrata rifiuti” istituita dall’Assemblea regionale della Regione Umbria, ed il 25 febbraio 2016 alla “Commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati”, commissione bicamerale istituita dal Parlamento e riunita a Perugia per l’occasione”.

Quanto alle accuse “di attacco alla democrazia o bavagli al consiglio comunale, nulla di tutto ciò c’è nell’istanza, ma solo il mio suggerimento di ridurre l’uso degli “ordini del giorno”, in favore della più semplice e veloce “interrogazione” che, tra l’altro, risponde meglio alle esigenze degli stessi consiglieri comunali di avere risposte rapide ed utili anche nell’interesse dei cittadini. Appare dunque evidente come l’atteggiamento messo in scena dall’opposizione in consiglio sia solo strumentale”. Fine della storia? 

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