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Cronaca

Coltellate e botte in testa con un posacenere per farsi pagare l'affitto in nero, processati

Una coppia, italiano lui e ucraina lei, accusati di aver ferito due stranieri privi del permesso di soggiorno ai quali avevano affittato un appartamento. La rissa scatenata dalle due donne

Un uomo italiano di 62 ani e una donna ucraina di 61, conviventi, sono finiti sotto processo, difesi dall’avvocato Roberto di Iorio, per aver affittato un appartamento ad una coppia di stranieri privi del permesso di soggiorno, averli picchiati e feriti con un coltello e un posacenere e aver reso false dichiarazioni ai carabinieri intervenuti per sedare la rissa.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, la coppia aveva affittato un appartamento ad un uomo e una donna, connazionali di lei. Un affitto non regolare in quanto i due erano privi del permesso di soggiorno. Con il passare del tempo si erano presentate delle incomprensioni sul pagamento dell’affitto mensile. E in occasione di un incontro chiarificatore la situazione era precipitata.

Le due donne avevano iniziato a discutere con molta animosità, poi avevano iniziato a litigar e urlare, fino ad accapigliarsi. Finché la straniera sotto processo non aveva preso un posacenere e aveva colpito alla testa la rivale, cagionando “una lesione personale, colpendola alla testa con un’arma (posacenere), provocandole una malattia (cervicalgia) giudicata guaribile in giorni tre”.

Anche i due uomini non erano stati da meno ed erano intervenuti per difendere le rispettive compagne. Solo che l’italiano aveva usato un coltello, procurando all’altro “una lesione personale, colpendolo con un’arma da taglio, provocandogli una malattia (ferite da taglio regione mandibolare sinistra, secondo dito mano sinistra, primo dito mano destra) giudicata guaribile in giorni dieci”.

Una volta intervenuti i carabinieri, l’ucraina di 61 anni “interrogata sulla propria identità, faceva mendaci dichiarazioni ad un ufficiale di polizia giudiziaria nell’esercizio delle sue funzioni. In particolare, a seguito dell’intervento dei militari per una colluttazione avvenuta nell’appartamento da lei abitato, recatasi in caserma per i dovuti accertamenti, forniva” un nome falso.

Da qui le accuse di lesioni personali, false dichiarazioni a pubblico ufficiale e violazione della normativa sull’immigrazione.

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