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Cronaca Città della Pieve

Città della Pieve, bimbo ucciso a coltellate. Il gip: madre spregiudicata e per niente pentita

Il delitto ricostruito dagli inquirenti e i presunti tentativi della donna di sviare le indagini

Un’assassina spregiudicata, capace di un’efferatezza brutale, tale da spezzare la lama del coltello con il quale ha ripetutamente colpito il figlio Alex, uccidendolo. Allo stesso tempo, in grado di inscenare una storia per coprire il delitto appena compiuto, arrivando, ipotizzano gli inquirenti, a ferirsi un braccio per simulare una una colluttazione con una terza persona che non è mai stata né sulla scena del crimine né con Erzsebet Katalina Bradacs, 44 anni, da sabato 2 ottobre in carcere per l’omicidio del figlio. Ucciso in un campo incolto vicino a un edificio abbandonato, a poca distanza da un supermercato di Po’ Bandino. Lo sostiene il giudice per le indagini preliminari Angela Avila che ha convalidato il fermo e disposto la detenzione in carcere.

La donna, è stato ricostruito, intorno al 22 settembre fa perdere le sue tracce. Era in Ungheria, a quanto riferito dal padre del bambino, glielo avrebbe dovuto lasciare, ma non si è presentata all’appuntamento. In Italia, aveva alloggiato in una casa famiglia nel Lazio e poi raggiunto Chiusi, chiedendo e ottenendo ospitalità da un uomo del posto che aveva conosciuto diversi anni fa, quando la donna viveva e lavorava a Chiusi. In casa dell’uomo, secondo le indagini, avrebbe preso il coltello usato per accoltellare ripetutamente il figlio, sempre in quella casa ha preso – perché il proprietario lo ha riconosciuto – il coltello che solo il giorno prima i carabinieri le avevano sequestrato dopo averla fermata per un controllo quando l’hanno vista camminare per strada con il figlio. Le era caduto dalla tasca e se lo era ripresa cercando di non farsi vedere. Quel coltello, aveva riferito, le sarebbe dovuto servire per difendersi dagli “uomini neri che violentano le donne e uccidono i bambini”. Neri come l’uomo che, ha raccontato la 44enne, avrebbe visto allontanarsi dal casolare, il giorno del delitto, mentre stava tornando da suo figlio. Lo aveva lasciato che dormiva sul passeggino nel casolare abbandonato, lei era andata a recuperare un gioco che aveva perso per strada, aveva raccontato. Ma i giochi del bambino i carabinieri li hanno trovati sparsi nel campo dove il piccolo Alex è stato ucciso, insieme a un pannolino, resti di biscotti e la magliettina rossa che il bimbo indossava quando è stato ucciso. E’ stata ritrovata intrisa di sangue e con dei fori compatibili con i colpi ricevuti. La madre, ha dichiarato in spontanee dichiarazioni, lo aveva cambiato perché era sporco di sangue, ma non aveva capito da dove provenisse. Uscita dalla vegetazione in cerca d’aiuto, era stata indirizzata da un uomo al supermercato. Lì, sul nastro trasportatore di una cassa, aveva adagiato l’ormai cadavere di Alex. Inutili i tentativi di salvarlo. Cosa gli era successo? Era caduto nel parcheggio del magazzino, ferendosi su una staccionata, aveva raccontato la donna a un cliente sul momento. Poi, aveva cambiato versione, sostenendo l’aggressione da parte di un uomo. Di cui, rilevano gli investigatori e ribadisce il giudice, non c’è traccia. Una versione costruita, architettata dalla donna per il gip con l’intento di coprire le sue responsabilità nel delitto. Un tentativo smentito dai fatti e dai dati finora raccolti nell’indagine. Resta da chiarire il movente, forse il contenzioso per l’affidamento del bambino. Ma la definizione del movente, sottolinea il giudice, non modifica le responsabilità della donna. Che resta in carcere perché potrebbe allontanarsi come ha già dimostrato di saper fare, non applicabili misure alternative per “l’assoluta spregiudicatezza, la mancanza di resipiscenza” della Bradacs: spietata e per niente pentita, secondo il gip.

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