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Cronaca

Centro espulsioni a Perugia, Parlavecchio (Pd) propone e Rifondazione si oppone

Monta la polemica intorno alla proposta Pd per l'apertura di un 'Centro di identificazione ed espulsione' nella provincia di Perugia. In risposta arriva il secco 'no' di Rifondazione, che attraverso le parole di Flamini esprime tutto il dissenso

E' botta e risposta intorno alla questione della nascita di un Centro espulsioni a Perugia sollevata ieri dal segretario regionale Pd Parlavecchio. Come si attendeva e arrivata la replica di Rifondazione che per bocca del segretario provinciale Flamini sottolinea la sorpresa nel vedere come il Pd abbia rispolverato questa proposta "tra l’altro già bocciata dal Consiglio Regionale dell’Umbria. Tornare a proporre l’istituzione di un Centro di Identificazione ed Espulsione per provincia, legandolo addirittura alla questione sicurezza del capoluogo di Regione, è sbagliato e fallimentare, come l’impietosa esperienza italiana di questi anni ci insegna".

Flamini insiste poi sulla strategia fallimentare legata ai CIE ritenendoli strumenti inadeguati a risolvere i problemi di criminalità del capoluogo: "Il CIE non è, né potrebbe mai diventare, la soluzione ai fatti criminali a cui abbiamo assistito a Perugia, né ai fenomeni criminosi che con diverso grado di intensità e diffusione riguardano tutto il territorio regionale. - sottolinea Flamini - La condizione personale di clandestino cui è costretto il migrante da una legge sbagliata nei CIE si trasforma in una sospensione sine die del diritto alla libertà ed alla dignità delle persone. Peggio del carcere".

Rifondazione infati sta esattamente all'opposto rispetto all'idea messa in campo da Parlavecchio, per Flamini la costituzione stessa di questi 'lager' moderni mette in cattiva luce l'Italia rispetto alle organizzazioni internazionali, alle Nazioni Unite, e alla stessa Unione Europea che, se da un lato critica l'Italia per i suoi metodi poco ortodossi, dall'altro non riesce a trovare una politica congiunta e un piano d'azione che possa aiutare la penisola nella gestione dei flussi migratori.

Il centro della questione nel dibattito regionale è la sicurezza, specialmente nel capoluogo, dove il problema droga, che troppo spesso si intreccia con l'immigrazione, non può essere affrontato con la sola repressione del flusso migratorio ma che ha bisogno, come specificato da Flamini di un vero e proprio cambio di rotta nella norma e nelle pollitiche: "Rifondazione comunista di Perugia è poi convinta che per affrontare il problema della diffusione della droga, dopo i fallimenti delle Leggi Fini-Giovanardi e della Bossi-Fini e dopo i tagli ai servizi sociali e socio-sanitari, oltre ad un più convinto intervento sul Ministero dell’Interno, sia necessario da una parte aprire un confronto con il Ministero della Sanità per sperimentare e puntare su politiche e misure incisive di prevenzione e di riduzione del danno, dall’altra proporre l’istituzione di un tavolo interregionale con le Marche e la Toscana per intervenire con politiche organiche e coordinate di intelligence, contrasto e prevenzione. La sicurezza è una questione vera e seria, ma i CIE non c’entrano davvero niente".

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