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Cronaca

Atleta disabile discriminato, avvocato perugino vince la causa contro la Federazione ciclistica italiana

Il giudice del Tribunale di Biella ordina ai vertici nazionali di rimuovere gli ostacoli per l'iscrizione dell'atleta alla gare con i normodotati

Giovane ciclista disabile viene discriminato dalla Federazione e vince la causa in Tribunale.

Il Tribunale di Biella ha riconosciuto la “discriminazione indiretta” compiuta dalla Federazione Ciclistica Italiana ai danni di un minore (all'epoca dei fatti, ora maggiorenne) affetto da disabilità intellettiva relazionale.

Nel 2019 il ragazzo, appassionato di ciclismo fuoristrada e con un discreto curriculum di gare sportive nella categoria “Intellectual Disability”, categoria che prevede la presenza di un accompagnatore e una partenza differenziata rispetto agli altri concorrenti, si è accorto assieme ai suoi genitori e alla società sportiva per la quale era tesserato, che era capace di partecipare assieme ai suoi coetanei autonomamente e senza la necessità di un accompagnatore, non essendo un pericolo né per se stesso e né per gli altri.

La società sportiva, su espressa volontà del ragazzo e con il benestare della sua famiglia, ha iniziato ad informarsi sul cosa occorresse e se fosse possibile esaudire il desiderio del giovane sportivo.

Espletati tutti gli incombenti burocratici per richiedere il tesseramento, il ragazzo veniva sottoposto a visita clinica da parte dell'Istituto di Medicina dello Sport di Torino - Federazione Medico Sportiva Italiana, con il rilascio del certificato di idoneità all'attività sportivo agonistica nel quale veniva espressamente specificato che “egli non presentava controindicazioni in atto alla pratica agonistica del ciclismo”.

Nel 2020 era, quindi, pronto a gareggiare e la società sportiva chiedeva il tesseramento come “Junior Sport” e non più come “Intellectual Disability”. La Federazione ha prima ha accettato il tesseramento, salvo poi, comunicare alla stessa società l’annullamento con richiesta immediata di visione del certificato medico, prontamente inviato dalla società.

Il giovane e la famiglia, assistiti dall’avvocato perugino Massimo Rolla, tentavano prima la conciliazione e di fronte alle resistenze della Federazione avviavano un procedimento civile per chiedere di “accertare il mancato tesseramento” del ragazzo da parte della Federazione e “di adottare ogni altro provvedimento idoneo, secondo le circostanze, a rimuovere gli effetti dello stesso, ivi compreso l’immediato tesseramento”.

Il giudice civile ha accolto le richieste del giovane sportivo ritenendo sussistente un contrasto tra il comportamento della Federazione e l’idoneità certificata dai medici: “La delibera, così come formulata e, in ogni caso, applicata dalla Federazione ciclistica italiana, impedisce a persone versanti in condizione di disabilità di tipo intellettivo/relazionale la pratica agonistica, escludendone a monte la categoria”.

Per questo sono state accolte le istanze presentate dalla famiglia e dal ragazzo e l’accertamento della discriminazione indiretta perpetrata ai danni dell’atleta, ordinanza alla Federazione di cessare dal “comportamento discriminatorio”.

“Si tratta sicuramente di una ordinanza di accoglimento unica nel suo genere – ricorda l’avvocato Rolla – Un segno di grande civiltà: se lo sport è inclusione, lo deve essere sempre”.

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