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Cronaca Massa Martana

Umbria, parroco innamorato abbandona il sacerdozio: "Voglio vivere questo amore"

Il saluto ai parrocchiani nella messa celebrata dal monsignor Sigismondi, vescovo di Orvieto-Todi

“Non posso - ha affermato - non continuare ad essere coerente, trasparente e corretto con essa come finora sono sempre stato … Il mio cuore è innamorato seppure non abbia mai avuto modo di trasgredire le promesse che ho fatto … Voglio provare a vivere quest’amore senza sublimarlo, senza allontanarlo”. Queste le parole con cui Don Riccardo Ceccobelli, parroco della chiesa di San Felice in Massa Martana, ha comunicato ieri (domenica 11 aprile) ai fedeli presenti alla messa la volontà di abbandonare il sacerdozio. Nel congedarsi, ribadendo la sua volontà di rimettersi totalmente al giudizio della Chiesa, ha ringraziato quanti nei sei anni del suo ministero in queste comunità hanno collaborato con lui nelle attività parrocchiali, esortandoli a proseguire gli impegni con la comunità del Terz’ordine regolare di San Francesco a cui è ora affidata l'attività pastorale.

La messa è stata celebrata da monsignor Gualtiero Sigismondi, annunciando poi la volontà del parroco don Riccardo Ceccobelli di avviare presso la Santa Sede le pratiche relative alla sua dimissione dallo stato clericale. “La ragione della mia presenza in mezzo a voi oggi - ha spiegato il vescovo della diocesi di Orvieto-Todi -, è quella di dirvi ‘a viso aperto’ che don Riccardo Ceccobelli ha manifestato il desiderio di domandare al Santo Padre la grazia della dispensa dagli obblighi del celibato, perciò ha chiesto di essere dimesso dallo stato clericale e dispensato dagli oneri connessi alla Sacra Ordinazione. Pertanto, in via cautelare, viene sospeso dalla guida dell’Unità pastorale di ‘S. Felice’ in Massa Martana".

Un pensiero poi per l'ormai ex parroco: "A don Riccardo la mia gratitudine per il servizio svolto finora e a quanti, a partire dalle Suore di Gesù Buon Pastore, gli hanno assicurato lealmente fiducia e collaborazione. A don Riccardo va, soprattutto, il mio augurio più sincero perché questa sua scelta - compiuta con piena libertà, come lui stesso mi ha confidato - possa assicurargli serenità e pace. A voi, carissimi fratelli e sorelle, rivolgo questo appello: non abbiamo il diritto di commentare quanto don Riccardo ha deciso, ma piuttosto il dovere di non fargli mancare l’abbraccio della preghiera. Nel benedirvi ricorro alla formula suggerita dall’odierna liturgia nella prima lettura: il Signore vi conceda di ‘avere un cuore solo e un’anima sola’ (cf. At 4,32)”.

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