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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Tuoro sul Trasimeno

Entra in un terreno per raccogliere more, ma muore annegato in un pozzo: proprietari sotto processo per omicidio colposo

I due sono accusati di non avere riempito e sigillato il pozzo abbandonato, di non aver chiuso l'apertura e di non aver ripulito la vegetazione

Era entrato in una proprietà privata per raccogliere le more, ma era finito in un pozzo ed era deceduto. Adesso i proprietari del terreno si trovano sotto processo con l’accusa di omicidio colposo.

L’incidente mortale è avvenuto il 30 luglio del 2018 a Tuoro sul Trasimeno. L’uomo, un albanese di 77 anni, era stato trovato morto sul fondo di un pozzo artesiano abbandonato, profondo oltre 4 metri e coperto di rovi.

L'anziano era uscito per fare una passeggiata di prima mattina, poi passando davanti a quel cancello socchiuso, che delimitava una proprietà privata, nella quale nessuno tornava da molto tempo (tanto che i proprietari, uno disabile e uno che vive in altra regione, avevano affidato a una persona del posto la manutenzione e il controllo del lucchetto al cancello che veniva violato costantemente), aveva visto un roveto con le more e aveva deciso di coglierne un po’.

Avventuratosi nel terreno, non aveva visto il pozzo aperto, nascosto proprio dai rovi di more e ci era finito dentro. La famiglia, allarmata per il suo mancato rientro, aveva chiamato i Carabinieri. Il corpo dell’uomo era stato ritrovato dai Vigili del fuoco e recuperato in fondo al pozzo.

La Procura di Perugia ha portato davanti al giudice, con l’accusa di omicidio colposo, due fratelli, difesi dagli avvocati Alessio Pottini e Maria Laura Antonini, in quanto proprietari del terreno “ove è situato il pozzo abbandonato escavato a mano” per un diametro di 1 metro e mezzo e profondo 4 metri e 40 centimetri, “con pareti rivestite in pietra”.

Secondo l’accusa i due “per colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia, negligenza” e violando la normativa sui pozzi, avrebbero cagionato la morte dell’uomo, in quanto avrebbero omesso di “riempire e sigillare il pozzo abbandonato, nonché omettevano di proteggere il pozzo con chiusura, di tenerlo pulito dalla vegetazione e di renderlo inaccessibile”.

La mancata manutenzione e messa in sicurezza, secondo l’accusa, avrebbe reso impossibile alla vittima “mentre era intento a raccogliere le more in prossimità del pozzo” di avvedersi del pericolo, perché il pozzo era “non visibile in quanto completamente coperto di rovi”. La vittima “vi cadeva all’interno e decedeva per asfissia acuta meccanica violenta da annegamento”.

La moglie e i figli dell’uomo si sono costituiti parte civile tramite l’avvocato Marco Cocchi. Il responsabile civile è assistito dall’avvocato Ulisse Bardani.

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