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Cronaca

Sant'Ercolano, Perugia celebra il suo patrono: le curiosità, i detti e la storia

A proposito di Ercolano, mette conto ricordare la novella di Franco Sacchetti (da “Il trecentonovelle”) il quale riferisce come il pittore fiorentino Buonamico gabbasse i perugini che gli avevano commissionato l’esecuzione di un affresco effigiante il santo protettore. Egli avrebbe beffato i nostri concittadini dipingendo un “santo inghirlandato con molte lasche… delle maggiori che mai uscissino del lago”. Così gli abitanti della città del Grifo avrebbero visto Ercolano “incoronato non d’alloro, come poeti, non di diadema, come i santi, non di corona d’oro, come li re, ma d’una corona o ghirlanda di lasche”.

In memoria del gustoso racconto, l’artista-pasticcera Carla Schucani – invitata da monsignor Elio Bromuri a realizzare una vetrina sul protettore – qualche anno fa inventò la “laschina dolce”, fatta di pasta di mandorle, che ormai costituisce una delle sue celebrate specialità. L’artista perugina Marielisa Leboroni eseguì in amicizia una spiritosa xilografia ispirata al tema. La laschina del Lago (oggi praticamente scomparsa dalla fine degli anni Cinquanta, dopo la semina del persico Sole, voracissimo divoratore delle sue uova) costituiva una ricchezza per Perugia. Da qui una delle ragioni dell’accostamento col santo protettore Ercolano. Peraltro, il colore rosso delle pinne caudali del pregiato “pescino” è quello della città del Grifo.

La cosiddetta “principessa del Lago” era assai ricercata e costituiva un tributo fisso dovuto ai perugini. Costituì  anche la ricchezza della Camera apostolica perugina. In occasione del Venerdì Santo, dei muli con bigonce ricolme d’acqua portavano direttamente a Roma questo pesce (che così arrivava vivo alla “caput mundi”), che finiva fresco sulla mensa papale.

In lingua perugina T ARIVO QUATTRO LASCHE sta per “ti allungo quattro robusti ceffoni”. D’altronde LASCA indica anche “livido, vescica”, ossia il segno lasciato da una piccola lesione o ustione.

Un enunciato meteorologico legato a S. Ercolano (quello del 1° marzo) recita SI PIOVE PER SANT ERCULÈNO, SCACCIA L FANT E AMAZZA L CHÈNO (“se piove per sant’Ercolano, scaccia il fante e ammazza il cane”), per dire che non ci sarà raccolto sufficiente ad accogliere ospiti (fante) e per mantenere gli animali (cane), a causa dell’eccessiva piovosità primaverile.

Infine un detto offensivo suona AVECCE DU FACCE COME SANT’ERCOLANO a indicare ambiguità. Deriva dalla circostanza per la quale  alla processione di andata l’immagine del santo era sormontata da una testa di legno (com’è noto, Ercolano fu decapitato). Al ritorno la testa era dorata, come segno di santità.

Nella chiesa viene conservato (ed esposto in occasione della festa) un busto argenteo del Santo, molto caro al compianto monsignor Elio Bromuri (in foto) che fu per anni Rettore della chiesa ottagonale.

In memoria di don Elio, domenica 6 alle 16:30, nel tempio di Ercolano si terrà l’evento “Una medaglia per Ercolano”, con interventi del medievista Franco Mezzanotte, dell’architetto antichista Michele Bilancia (organizzatore col suo “Radici di pietra”), della storica della nutrizione Marilena Badolato e dell’artista LucianoTittarelli. Intermezzi musicali dal Laudario di Cortona con Ensemble DeSidera. Distribuzione della nuova medaglia e di cialde realizzate col “ferro” dell’anno scorso. I perugini non possono mancare questo appuntamento fortemente identitario.

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