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Cronaca

Caso Bianzino, Radicali e Pd chiedono verità per Aldo

In merito al caso della morte di Aldo Bianzino, Rita Bernardini deputata radicale eletta nelle liste del Pd e Walter Verini, deputato umbro del Partito Democratico hanno presentato 2 interrogazioni parlamentari

Per chiarire una volta per tutte il giallo della morte di Aldo Bianzino, il detenuto deceduto a Capanne nell'ottobre del 2007, arrivano due interrogazioni al ministro della Giustizia Paola Severino, da parte di Rita Bernardini, deputata radicale eletta nelle liste del Partito Democratico e componente della Commissione Giustizia della Camera e Walter Verini, deputato umbro del Partito Democratico.

Ricordiamo che per la morte di Bianzino, un agente della polizia penitenziaria è stato condannato a un anno e mezzo di reclusione per omissione di soccorso, falso e omissione d'atti d'ufficio.

Le indagini per omicidio volontario sono state archiviate su richiesta del pm prima dell'inizio del processo all'agente della penitenziaria, ma la famiglia di Aldo non crede a questa verità e insieme ai legali, sta lavorando a nuovi documenti da presentare per chiedere la riapertura del caso.

Questo perchè, dal dibattimento penale sarebbero emersi elementi medico-legali che cambierebbero l'attuale scenario.

E adesso l'intervento di Verini: "Chiediamo al ministro Severino di attivarsi, nell'ambito delle proprie competenze anche ispettive, per fare chiarezza sulle cause della morte di Aldo Bianzino alla luce dei recenti sviluppi riportati da organi di stampa. In particolare, si rende necessaria l'adozione di opportune iniziative perché il tema delle morti in carcere sia affrontato in modo da evitare che atti del genere continuino a ripetersi".


"Una recente inchiesta giornalistica - prosegue Verini - ha fatto emergere nuovi particolari nella vicenda di Bianzino che per la procura di Perugia, che archiviò l'ipotesi di omicidio, è morto per cause naturali nella prigione di Capanne nel 2007. In particolare, nelle udienze tenutesi per giudicare la guardia carceraria Gianluca Cantoro, ritenuto responsabile di omissione di soccorso, falso e omissione di atti d'ufficio e condannato a un anno e mezzo con sospensione della pena, sono emerse importanti novità a sostegno della tesi dei familiari secondo la quale il caso andrebbe riaperto. Sono anche state rese pubbliche, per la prima volta, fotografie inedite che portano ad escludere la morte per cause naturali".
 

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