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Cronaca Spoleto

Celle senz'acqua e carcere vicino alla discarica, detenuto liberato con quasi un anno di anticipo

Il Ministero fa ricorso contro la decisione del magistrato di Sorveglianza di Spoleto, ma perde: violate le norme igieniche e sanitarie

La cella è senza acqua e il carcere è vicino a una discarica. Detenuto ottiene la liberazione anticipata per violazione dei diritti umani, ma il Ministero della Giustizia non ci sta a fa ricorso in Cassazione.

Il ricorso è stato presentato contro la decisione del magistrato di sorveglianza di Spoleto con la quale era stato “ritenuto fondato il reclamo del detenuto e, per l'effetto, ridotto la pena detentiva ancora da espiare, da parte del detenuto, di 225 giorni” con “liberazione anticipata rispetto al termine di espiazione fissato nella sua attuale posizione giuridica”.

Per la Cassazione, però, il ricorso non è fondato in quanto sono state violate le norme trattamentali in merito alle “cattive condizioni santitarie o igieniche”. Nel caso in esame il magistrato di Sorveglianza di Spoleto ha ritenuto “la inadeguatezza della offerta trattamentale in virtù della prolungata carenza di acqua potabile nelle celle del reparto del Casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere ove il soggetto era ristretto (poi trasferito a Spoleto, ndr), unita a fattori ambientali pregiudizievoli per l'igiene e la salute (vicinanza del reparto ad una discarica di rifiuti)”.

La conclusione è ricorso respinto e condanna del Ministero al pagamento delle spese processuali.

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