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Cronaca Capanne

Tensione alle stelle al carcere: 40 detenuti in rivolta, gettano olio in terra e minacciano di dar fuoco

I detenuti non sono voluti entrare in cella, lamentando di non avere a disposizione acqua fredda, ma solamente calda, di non avere carta igienica e altri oggetti, minacciando di far fuoco alle celle

C' è altissima tensione al carcere di Capanne. Questa notte, venerdì 30 giugno, i detenuti (circa una quarantina) hanno dato vita a una vera e propria rivolta violenta. "Una situazione molto critica: anche se ora è tornato tutto alla normalità, i detenuti non sono voluti entrare in cella, lamentando di non avere a disposizione acqua fredda, ma solamente calda, di non avere carta igienica, suppelletili ed oggetti di prima necessità - denuncia Fabrizio Bonino, segretatio nazionale per l'Umbria del Sindacato Autonomo della Polizia (Sappe). 

A quel punto i detenuti hanno minacciato di dar fuoco alla Sezione, gettando olio in terra e tutto quello che avevano, sfidando così  gli agenti della polizia penitenziaria. Solamente l'intervento del Comandante di reparto ha allentato un pò la tensione, anche se i detenuti - come spiegato da Fabrizio Bonino - sono stati fuori dalle loro celle fino a tarda notte.

"La cosa più grave, denuncia Bonino, è che i detenuti hanno detto che se a breve le cose non cambieranno protesteranno di nuovo, dando fuoco alla Sezione e alle celle. Minacce inaccettabili, favorite dal clima di tensione che da tempo si è determinato a Capanne. Prioritario è allontanare i detenuti che hanno sobillato gli altri ristretti"

"Mi sembra dunque evidente che c'è necessità di interventi immediati da parte degli organi ministeriali e regionali dell'Amministrazione Penitenziario, che assicurino l'ordine e la sicurezza in carcere a Capanne tutelando gli agenti. E' grave - continua Bonino - che non siano stati raccolti nel corso del tempo i segnali del Sappe sui costanti e continui focolai di tensione del carcere perugino, favorendo anche lo scriteriato sistema di vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto con l'incomprensibile avvallo di alcuni sindacati che oggi, paradossalmente, scendono in piazza per criticare ciò che loro stessi hanno prima condiviso". 

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