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Cronaca

Carburanti importati con il trucco per frodare il fisco: sei persone e tre società a giudizio

Secondo l’accusa nel 2016 e nel 2017 gli imputati avrebbero emesso fatture per "operazioni soggettivamente inesistenti per un importo imponibile" di 40.467.222,13, con 8.635.793,78 euro di Iva non pagata

Carburanti importati con il trucco per frodare il fisco: sei persone e tre società rinviate a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare Angela Avila con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata ad una lunga serie di reati fiscali, a partire dal mancato versamento dell’Iva, e frode nel commercio dei carburanti.

Gli imputati, difesi dagli avvocati Teresa Giurgola, Fabrizio Chianese, Francesco Picca, Fernando Mucci, Francesco Blasi, Sabino Antonino Sarno, Luigi Senatore e Nicola Di Mario, sono accusati di aver messo in atto “frodi attuate mediante l’utilizzo di società di comodo intestate a prestanomi, le quali acquistavano il prodotto energetico di origine comunitaria da società cartiere nazionali che non versavano l’Iva e dedite esclusivamente all’emissione di fatture per operazioni inesistenti”.

Il prezzo fuori mercato del carburante, cioè più basso, sarebbe stato possibile grazie al mancato versamento dell’Iva e avrebbe anche permesso di recuperare, come compensazione, l’imposta addebitata al cliente.

Per l’accusa, sostenuta dal sostituto procuratore Manuela Comodi, la cosiddetta “frode cartolare” sarebbe stata attuata “tramite più passaggi, interponendo” società fittizie, cioè la “cartiera”, quella che produce solo carte fasulle, “senza applicazione dell’Iva”, attestando “un falso titolo di non imponibilità a prezzo maggiorato”, rivendendo poi sottocosto in Italia ai clienti finali e recuperando l’Iva riscossa e non versata. Secondo l’accusa nel 2016 e nel 2017 gli imputati avrebbero emesso fatture per “operazioni soggettivamente inesistenti per un importo imponibile” di 40.467.222,13, cui va aggiunta la cifra di 8.635.793,78 euro di Iva non pagata.

Ognuno degli imputati avrebbe svolto compiti precisi da chi “si adoperava, in maniera stabile e continuativa, a sovrintendere e gestire le varie fasi dell’illecita attività”, a chi “interloquiva sia per la commercializzazione del carburante sia per gli investimenti commerciali”, oppure chi “gestiva la commercializzazione del prodotto energetico con clienti residenti nel sud Italia” e chi manteneva i contatti tra società e persone, fino ad arrivare a chi si occupava della logistica e del trasporto del carburante o, semplicemente, chi aveva messo a disposizione “il proprio deposito per lo smistamento sul territorio umbro del carburante commercializzato in evasione d’imposta”.

Il processo davanti al collegio del Tribunale penale di Perugia è stato fissato a gennaio del 2023.

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