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Cronaca

Capotreno malmenato a Fontivegge: aggressore condannato ad 8 mesi di reclusione, ma è irreperibile

Intervista esclusiva al dipendente di Trenitalia aggredito a giugno per aver chiesto il biglietto ad un passeggero ubriaco: "Ho riportato lesioni dalle quali non guarirò completamente e il mio assalitore è libero e non pagherà mai"

Un braccio rotto con tanto di placche e viti, un polso rotto, un dente saltato e tanta rabbia per una sentenza assurda che non restituisce nulla, non tanto per l’esiguità della provvisionale, ma per aver liquidato un reato molto grave, come l’aggressione ad un lavoratore nonché pubblico ufficiale nello svolgimento dei suoi compiti, con pochi mesi che non verranno mai scontati perché l’imputato era incensurato e irreperibile.

Il 14 giugno di quest’anno un capotreno del Freccia Rossa Perugia-Milano è stato aggredito da un passeggero violento e ubriaco. Le immagini della videosorveglianza della stazione di Fontivegge sono crude e scioccanti. Una tempesta di pugni e calci ad un uomo a terra, aggredito alle spalle, che non può difendersi in alcun modo. Una violenza fermata solo grazie all’intervento di un poliziotto in pensione e poi dall’intervento dei Carabinieri. Per quell’aggressione l’uomo, un nigeriano di 36 anni, difeso d’ufficio dall’avvocato Ermes Farinazzo, è stato condannato ad 8 mesi e 800 euro di risarcimento.

Il capotreno aggredito ha raccontato la sua disavventura di quella mattina presto a Perugia e della sua odissea successiva. Portato in ospedale nel capoluogo umbro ne è uscito solo nel pomeriggio per poi partire alla volta di Milano. Dove è stato operato per ridurre tre fratture al braccio, con l’applicazione di una placca e 7 viti. Anche il polso destro era rotto. Ad oggi, dopo 46 sedute di fisioterapia, non ha ancora recuperato la piena funzionalità del braccio rotto e i medici dicono che una volta tolta la placca e le viti, in ogni caso non tornerà come prima.

Intervistato in esclusiva da Perugia Today, ecco cosa ci ha raccontato di quella mattina.

“Il Freccia Rossa era in procinto di partire, ero sulla banchina, ho aspettato che salissero tutti i passeggeri e mi sono avviato verso il centro del convoglio, per meglio controllare. Ho visto una persona barcollante che saliva dalla prima porta, io sono salito da quella successiva e sono tornato indietro. Nel vagone c’erano due ragazzi, li ho invitati a spostarsi nella carrozza successiva e sono andato verso la persona barcollante, che nel frattempo si era tolto le scarpe: una era nel corridoio e l’altra vicino alla porta. Mi sono avvicinato e ho chiesto il biglietto. In risposta ho ricevuto un ‘vai a quel paese’. Allora ho deciso di soprassedere e di far partire il treno, avvertendo la Polfer di Arezzo. Ho sbagliato, perché ho dato le spalle all’uomo. All’improvviso mi ha sferrato un pugno al volto, da dietro, facendomi cadere a terra e ha iniziato a colpirmi con calci e pugni. E mentre colpiva rideva. Devo ringraziare l’agente in pensione che è intervenuto a salvarmi, la figlia, che era la passeggera che ho invitato a cambiare carrozza, che ha chiamato i Carabinieri che sono arrivati subito e poi hanno arrestato l’uomo che era tornato indietro con una bottiglia”.

La vicenda è proseguita in tribunale, mentre il capotreno era in ospedale. Il giudice ha convalidato l’arresto e disposto l’obbligo di dimora a Bergamo per l’uomo. Già all’udienza successiva, però, risultava irreperibile, con violazione dell’ordine del giudice. In aula il capotreno ha raccontato quanto accaduto e quanto sta sopportando per rimettersi in forma. Al termine dell’udienza il giudice ha condannato il nigeriano ad 8 mesi di reclusione, con pena sospesa, e 8oo euro di provvisionale a favore dell’aggredito.

“Ottocento euro per il braccio rotto ad un lavoratore, ad un pubblico ufficiale che stava svolgendo i suoi compiti? Non solo trovo ridicola la somma, che non mi ripaga di nulla, anche se un collega a Milano per un’aggresisone meno violenta è stato liquidato con 5.700 euro, ma non è questo il punto. Ho perso un dente, il braccio non tornerà mai come prima, per mesi sono stato aiutato perché non potevo neanche lavarmi i denti, sono stato aggredito selvaggiamente da una persona che non è più neanche in Italia e che non pagherà il suo debito con la giustizia. Io ho fatto solo il mio dovere: non ho provocato il passeggero, che era ubriaco. Prima ho messo in sicurezza gli altri passeggeri, come ci chiede l’azienda, facendo allontanare i due ragazzi, perché avevo visto che era una situazione difficile. Poi volevo chiamare le forze dell’ordine, sempre seguendo il protocollo aziendale, ma non ho fatto in tempo. Mi spiace, mi spiace molto perché facevo con molto piacere la tratta Perugia-Milano. La città è bellissima, ma adesso non me la sento più. Mi spiace per Perugia”.

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