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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Passignano sul Trasimeno

Concorrenza sleale nel capannone abusivo, Comune di Passignano condannato a risarcire meccanico

Oltre un decennio di battaglia legale per una struttura costruita con una variante dopo che la licenza era stata bocciata del Tribunale amministrativo regionale dell'Umbria. Ci sono volute altre tre sentenze per chiudere il caso

La concessione per costruire il capannone costruito davanti all’officina meccanica non era legittima, il Comune di Passignano sul Trasimeno condannato a risarcire di 160mila euro un meccanico.

A presentare ricorso al Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria un meccanico con officina a Passignano sul Trasimeno, assistito dagli avvocati Maurizio Pedetta e Chiara Polenzani, per chiedere il risarcimento dei danni patiti al Comune di Passignano sul Trasimeno, difeso dall'avvocato Lietta Calzoni, una società immobiliare, difesa dagli avvocati Francesco Augusto De Matteis e Marco Baldassarri, e una banca, a seguito del rilascio del permesso a costruire nel settembre 2009 di un capannone dove era poi stata impiantata un’azienda concorrente nel settore delle riparazioni e della vendita delle auto.

Concessione che era stata annullata dal Tar Umbria nel 2011 e confermata dal Consiglio di Stato nel 2016. Solo che il capannone era stato costruito, ostruendo la vista dell’officina preesistente, con conseguente perdita di fatturato.

La giustizia amministrativa aveva già deciso che quell’immobile non poteva essere costruito, in quanto accertata “la contrarietà del titolo alla disciplina urbanistica di zona, che prevedeva la destinazione a sole attrezzature di pubblico servizio”, ma il capannone era stato ugualmente realizzato e l’attività commerciale avviata, anche grazie a una variante urbanistica che autorizzava “officine e carrozzerie per la riparazione di mezzi pubblici e privati”.

La variante veniva annullata, ma capannone e attività rimanevano lì, tanto da costringere il ricorrente a chiedere al Tar l’ottemperanza di tutti i giudizi intervenuti, lamentando “di avere patito da anni la presenza del capannone abusivo e dell’attività ivi illegittimamente esercitata in concorrenza con la propria. I pregiudizi da lui subiti in conseguenza di tale stato di cose, non ancora cessato, costituirebbero conseguenza immediata e diretta dei provvedimenti illegittimi adottai nel corso del tempo dal Comune, che, dopo aver rilasciato un permesso di costruire in contrasto con la destinazione d’uso dell’area, avrebbe tentato di sanare l’insediamento abusivo, frattanto realizzato, attraverso una variante urbanistica parimenti illegittima”.

Il Tribunale amministrativo ha accolto la richiesta e condannato il Comune “a corrispondere al ricorrente, a titolo di risarcimento danni, l’importo di euro 160.000”.

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