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Cronaca

Candelora 2022. Niente benedizione delle candele. Mannaggia la pandemia. Oggi le previsioni sull’andamento dell’inverno... ottime

La Candelora è la Festa della Luce. Il nome deriva dal latino FESTA CANDELO[/A]RUM. In regioni nordiche si parla del giorno “dell’orso”

Candelora 2022. Niente benedizione delle candele. Mannaggia la pandemia. Oggi le previsioni sull’andamento dell’inverno. Noto il detto popolare, di carattere meteorologico, che recita: “Se fa bel de Candelora,  de l’inverno sémo fòra / ma, se piove o tira vento, de l’inverno sémo drénto”. Insomma: le condizioni meteorologiche di questa giornata farebbero da prologo, e da sicuro auspicio, a una prosecuzione dell’inverno in analoghe condizioni. Se fa bello oggi, 2 di febbraio, la primavera è alle porte. Se invece fa brutto… sono guai. Ossia il freddo la farà da padrone ancora per molto. A vedere le condizioni meteo di stamane, si direbbe che l’inverno sia di fatto finito. Si vedrà. Come in altre circostanze, anche stavolta l’origine della credenza è da riferire al paganesimo, in parte assorbito dal cristianesimo.

La Candelora è la Festa della Luce. Il nome deriva dal latino FESTA CANDELO[/A]RUM. In regioni nordiche si parla del giorno “dell’orso”. Da noi ho sentito definirlo “dla marmotta” o anche “del ghiro”, in riferimento al possibile risveglio di questi animali dormiglioni dal letargo. Insomma: queste bestiole, risvegliandosi, tornano a vedere la luce. La Festa della luce è diventata Candelora, finendo associata alla purificazione della Beata Vergine Maria e alla presentazione di Gesù al Tempio. Dopo il Concilio Vaticano II, il 2 febbraio viene appunto ricordato in questa prospettiva. Da qui il riferimento all’accensione delle candele.

Oggi – causa pandemia – pare che questa benedizione, con getti di acqua santa dall’aspersorio, sia sconsigliabile. Ricordo perfettamente che, da chierichetto, mi toccava riempire un paio di volte il secchiello sul quale il prete intingeva lo SPÀRGUOLO, come in perugino si definisce l’aspersorio. Oggi esistono aspersori con serbatoio interno, tecnologici. Quella candela benedetta si conservava poi in casa e veniva accesa nei momenti di difficoltà, come un minaccioso temporale, una malattia o durante le famose ROGAZIONI. Ho visto accenderla anche per divinare il malocchio o al capezzale di un malato.

La formula delle rogazioni suonava “a fulgure et tempestate libera nos, Domine” [Signore, liberaci dal fulmine e dalla tempesta]. Ma in dialetto, e da parte di chi non conosceva il latino (che era la norma), ho sentito incolpevoli espressioni ridicole come “a fulmine mpestato…”. MPESTATO si dice di qualcosa di negativo, richiamandosi alla radice di PESTE. Ma, tornando alle previsioni: quale credibilità si può dare ai detti popolari, che non vanno oltre il semplice valore di testimonianza antropologica? Credibilità pari a zero. Ma lasciateci alla pia illusione del “non è vero… ma ci credo”. Domani è San Biagio, protettore contro i mali della gola: la festa è ancora legata alle candele.

PS: Dice il Vangelo odierno di Luca: “Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui”. Cerchiamo di vivere la ricorrenza odierna secondo lo spirito evangelico che la anima. Avendo dentro di noi la luce che non serve cercare nelle candele. Se ce l’abbiamo dentro. La vera luce simboleggiata dalle candele è la verità rivelata del Cristo. Per chi ci crede.

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